le due copertine del disco appena pubblicato.
Ludwig van Beethoven, Sinfonia n. 6 "Pastorale", riduzione per pianoforte a quattro mani
Martha Argerich e Theodosia Ntokou, pianoforte
Sonata n. 17 in re minore, Op. 31, n. 2, La tempesta
Theodosia Ntokou, pianoforte
Warner Classics 2020, formato 96/24, via Qobuz
***
Grande venerazione per un genio del pianoforte e probabilmente la più grande pianista di tutti i tempi.
Per questo motivo ogni nuova registrazione, specie oramai sulla soglia degli ottanta e - lunga vinta - qualche acciacco di troppo, è un avvenimento.
Per consuetudine, Martha si accompagna agli amici negli ultimi anni.
Abbiamo recensito con grandissimo entusiasmo il disco registrato con Babayan e dedicato a Prokofiev, registrazione di levatura mondiale e non ci aspettavamo di meno da questo.
Che però, lo dico senza critica, è un disco sostanzialmente promozionale verso una protegé, la greca Ntokou che è sotto l'ala di Martha dal 2009.
Lo dimostra il programma, registrato questa estate a Lugano, dove Martha vive, che dopo la parte a quattro mani, lascia le luci della scena alla giovane collega, perchè spicchi i volo come già capitato ad altri protetti. Ma non sempre, perchè di qualcuno si sono perse le tracce.
La sinfonia Pastorale è qui presentata nella riduzione per pianoforte a quattro mani arrangiata da tale Selmar Bagge di cui nelle note si dice poco.
Ci aiuta Wikipedia che lo descrive come un contemporaneo di Schumann e di Brahms, compositore, organista, insegnante tedesco, ma anche critico musicale che dedicò le sue energie proprio a promuovere la musica dei due connazionali.
L'arrangiamento è interessante ma manca in taluni passaggi di rendere al meglio le ricchissime tessiture della partitura originale.
E le due ragazze non riescono ad aggiungere quel pizzico di vita che probabilmente ci vorrebbe per avere la frizzantezza necessaria nella Pastorale che, diversamente, allieta un pomeriggio di mezza estate ma nulla di più.
Purtroppo la forza di Martha non si sente per nulla, anzi per buona parte della sinfonia pare imbrigliata o assopita.
C'è - si sente - assonanza e affiatamento tra le due parti. Non una nota fuori posto.
L'esecuzione è di quelle che possono fare la felicità di un pubblico in sala.
Ma in registrazione no.
Specie nel secondo movimento, dove si vorrebbero sentir volare api e calabroni.
Nulla di censurabile, non mi permetterei mai.
Ma ho bene in mente certe parti a due pianoforti al limite del trascendentale in termini di difficoltà tecniche cui la Argerich ci ha abituati al suo Festival negli anni.
Tutto qui.
La seconda parte del disco è, come si diceva, la sonata n. 17.
Un capolavoro giovanile che si vorrebbe sentire pieno di ardore e spavalderia.
Qui vissuto un pò come un saggio di fine anno.
Insomma, un disco che mi ha lasciato poco convinto, pur mantenendo inalterati i miei sentimenti per la grandissima.
Registrazione ottimamente ripresa, sostanzialmente senza difetti.
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