Rebecca Clarke, chi era costei ?
Violista e compositrice inglese nata nel 1886 a Londra. Studiò composizione al Royal College of Music con Stanford che le suggerì di dedicarsi alla viola per impadronirsi delle tecniche solistiche.
Tra le prime musiciste professioniste sia in Inghilterra che negli Stati Uniti dove si trasferì 1916 restandovi bloccata per lo scoppio della Grande Guerra.
E qui che comincia a comporre, firmando i suoi brani con uno pseudonimo maschile per non incorrere nel pregiudizio.
Il suo impegno come compositrice prosegue grazie al mecenatismo di Elizabeth Sprague Coolidge
Elizabeth Sprague Coolidge in un ritratto di Sargent del 1913
La Clarke fu l'unica donna sovvenzionata dalla Coolidge che oltre ai concorsi per musica da camera, commissionava musica dalle firme più promettenti (segnalo che Malipiero vinse il concorso nel 1923).
Negli anni '20 riprese l'attività concertistica in giro per il mondo e in Inghilterra, partecipando anche a programmi radiofonici della BBC e a qualche registrazione, riducendo l'attività compositiva che riprese limitatamente negli anni '40 negli Stati Uniti dove ancora era bloccata dalla nuova guerra.
Pur essendo vissuta a lungo (morirà a New York nel 1979), le sue composizioni sono relativamente poche e il periodo più fecondo è quello appena successivo alla Grande Guerra. Per tutta la sua attività, pur avendo successo come musicista, soffrì del giudizio degli altri e in generale di disistima che per tratti era vera e propria depressione.
Ha lasciato musica da camera e canzoni.
La scoperta della sua musica è avvenuta dopo la sua morte, sostanzialmente alla fine del secolo ed è proseguita con la fondazione della Rebecca Clarke Society, nata per sostenere la registrazione e lo studio - comprese prime esecuzioni mondiali - della sua musica.
Ma soltanto nel nuovo secolo, a 100 anni dal suo debutto la Clarke sta ricevendo il giusto tributo.
Ascoltando la sua musica, si capisce quale passione l'animava, la stessa che ha portato i musicisti (uomini) della sua era, come Frank Bridge, Stanford, Vaughan WIlliams fino a Britten a dare un contributo fondamentale all'arte del '900.
La sonata per viola e pianoforte
La Sonata per viola e pianoforte di Rebecca Clarke stata presentata nel 1919, questa volta senza pseudonimo ma firmata dall'autrice, al concorso annuale di Elizabeth Sprague Coolidge.
Su 72 brani presentati si guadagnò grande considerazione ma alla fine vinse la composizione di Ernest Bloch, probabilmente per evitare fraintendimenti visto che la sponsor del concorso manifestava una forte propensione per la composizione della Clarke e si volevano evitare favoritismi.
Qualcuno arrivò anche a credere che Rebecca Clarke fosse uno pseudonimo di un compositore uomo in cerca di considerazione, forse perchè non si credeva - all'epoca - che una donna fosse capace di scrivere musica di quella potenza.
Il brano ebbe comunque successo di pubblico e contribuì insieme al trio per pianoforte e alla rapsodia per violoncello degli anni successivi ad una certa notorietà per l'autrice. Si tratta dell'apice della carriera di Rebecca Clarke.
La pubblicazione a stampa della sonata avverrà nel 1921, sempre negli Stati Uniti, certamente più aperti alla musica al femminile dell'Inghilterra.
Il frontespizio reca una citazione della pesia Clarke ci dà un incipit sulla prima pagina della sonata, una citazione da La Nuit de mai (1835) del poeta francese Alfred de Musset:
Poète, prona ton luth; il vino della jeunesse
Fermente cette nuit in the veines de Dieu.
La sonata si compone di tre movimenti :
- I - impetuoso
- II - vivace
- III - adagio
Il primo movimento è realmente impetuoso con una apertura veemente della viola cui fa seguito poi un dialogo con il pianoforte dall'atmosfera debussyana che ritroviamo anche nell'adagio finale.
Diciamo che tutta la composizione ha cromie in stile Debussy ma l'aurea transnaturale tipica del francese è sostenuta da una concretezza tutta britannica. Nella forza la sonata ricorda quella coeva della sonata per violoncello e pianoforte di Frank Bridge, amico della Clarke.
Il finale si libera in forma brillante, con fuochi d'artificio che si staccano completamente dall'inizio del pensoso adagio.
La sonata si conclude quindi con la stessa forza che caratterizza l'inizio, riprendendo lo stesso materiale melodico con il pianoforte che incalza l'ossessiva tessitura della viola.
Le due parti hanno infatti pari impegno e difficoltà, il linguaggio nell'insieme è molto originale, vive dell'humus in cui l'autrice si è formata ma con tratti decisamente originali e il carattere della sonata è realmente di grande intensità.
Tanto che, finalmente, si è imposta nel repertorio dei migliori violisti del nostro tempo cui vengono richiesti al contempo carattere, virtuosismo e tecnica.
Esiste una versione orchestrata di questa sonata, commissionata nel 2007 dalla Rebecca Clarke Society a testimonianza di una dignità ultra-cameristica ma non ho avuto modo di ascoltarla.
Rebecca Clarke agli anni del debutto negli Stati Uniti.
Edizioni
Ho la fortuna di possedere svariate edizioni di questa sonata.
La più anziana è quella del pregevole disco del 1993
dedicato alle sonate per viola e pianoforte del 1919, eseguito splendidamente da Yishak Schotten con la moglie Katherine Collier
Segue un disco altrettanto particolare del 2001, edito da Helios ed eseguito da Paul Coletti e Leslie Howard, una compagine britannica alle prese con musica puramente british per viola e pianoforte (Bax, oltre ovviamente a Frank Bridge e Britten, con Grainger e Vaughan Williams)
Il disco Naxos del 2004 ha il pregio di comprendere altra musica da camera di Rebecca Clarke
quasi una integrale che spazia per i decenni di attività compositiva
Il disco della solita imperdibile proposta di Somm è del 2014 e contiene la sonata per viola suonata con il violoncello
insieme a musica di Bridge, di Delius e di Ireland.
La sonata già di pugno della Clarke è alternativamente eseguibile per viola o violoncello.
Con quest'ultimo acquista toni più scuri che si traducono in un tono più "maschio" ancora, con una atmosfera decisamente calda e romantica, ben assecondata dall'intonazione dello strumento che suona Alexander Baillie.
Arriviamo alle ultime due proposte per l'anniversario, che riprende le tre celebri sonate del 1919 (Clarke, Bloch, Hindemith) (2019)
in una edizione molto decisa e brillante
e quella estremamente passionale e viscerale data dalla coppia Marina Thibeault/Marie-Evé Scarfone che sotto al titolo "Elles", include anche musiche per viola e pianoforte (originali o trascritte) di altre musiciste come Clara Schumann, Fanny Mendelssohn, Nadia Boulanger con un intento chiarissimo (2018)
aggiungo, non disponibili in disco ma liberamente fruibili sul web l'interpretazione di due dei migliori violisti in attività :
Gérard Caussé
e Antoine Tamestit
due visioni differenti per impostazione e sviluppo, come è corretto che sia.
Non dò preferenze di scelta lasciandone a voi la scoperta.
Vi segnalo che i tempi variano dal più breve di poco più di 21 minuti al più lungo dei oltre 26 minuti (la versione per violoncello).
Probabilmente per il mio gusto e per quello che credo sia il senso della composizione l'esibizione tutta al femminile che trovate anche qui tra i filmati di Youtube sia quella che idealmente leggo di più all'idea che ho io di Rebecca Clarke.
Quella più equilibrata, la lettura di Tamestit.
La più romantica al gusto di Earl Grey, quella al violoncello.
La più impetuosa e maschile, quella di Coletti con Leslie Howard, a tratti al calor bianco.
Ma soprattutto, datevi il tempo di esplorare una delle più affascinanti composizioni britanniche del XX secolo, per me al pari della sonata di Frank Bridge e capace di confrontarsi con il meglio della produzione inglese da Stanford a Britten.
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