Beethoven : i concerti per pianoforte e orchestra
Giovanni Bellucci, pianoforte
Sinfonie Orchester Biel Solothurn diretta da Kaspar Zehnder
Calliope 2020
Registrazioni dal vivo del 2015-2018 a Bienne, Svizzera, diffusione in formato 44/16
Ascoltato via Qobuz e poi acquistato per la mia collezione
***
Credo che Giovanni Bellucci sia un pianista di una statura tale che non ha rivali oggi, ovunque si guardi.
Fa semplicemente classe a se, come Liszt e Busoni facevano ai loro tempi.
Non ha la classe istrionica di Horowitz né l'ammaliante sensualità di Arthur Rubinstein.
Nè le idiosincrasie di Glenn Gould.A parte una ritrosia per la registrazione classica.
Ed è un peccato perchè ogni suo disco è un avvenimento, anche perchè le centellina a cadenze quinquennali.
Ma se Liszt vivesse oggi e suonasse Beethoven, probabilmente non avrebbe spazio nemmeno lui dopo questa esibizione i cui fortunati presenti in sala da concerto (io non ho mai avuto modo di vedere Bellucci dal vivo) hanno avuto il privilegio di godere.
Oltre ai cinque concerti qui abbiamo una scelta di cadenze e di code le più varie, riprese con l'orchestra nelle varie performance e in sessioni dedicate in studio (per le cadenze alternative).
E ci sono cadenze che nemmeno conoscevo, a parte quelle di Beethoven e di Glenn Gould, di Reinecke, dello stesso Bellucci. Ma Berhard Stavenhagen per me è un assoluto sconosciuto,.
E non ricordavo proprio cadenze di Brahms e di Fauré per questi concerti. Per non parlare di Busoni ...
Giovanni Bellucci suona con una libertà di eloquio - non direi nemmeno tocco - che lascia senza parole.
C'è lo stesso genio degli altri compositori nel suo modo di esprimersi.
La facilità di cambio di passo, di tempo, di dinamica sono sconosciute.
Ci sono, è vero, rare ottime interpretazioni di questi concerti, ne abbiamo ascoltate negli ultimi tempi.
Ma sono interpretazioni ordinarie dopo questa ... lettura.
Per taluni sarà spiazzante. Addirittura eretica. Ma siamo al monumentale, ad uno dei momenti più coinvolgenti del panorama discografico internazionale degli ultimi decenni.
Non credo di parlare per iperboli. Chiunque ascolti queste pagine rilette da Bellucci capirà, anche se le troverà detestabili.
Per me oltre che una illuminazione è stato trovare finalmente una alternativa alla mitica edizione di riferimento di Backhaus degli anni '60. Finalmente.
L'orchestra è possente e Zehnder si pone sullo stesso piano del pianista con una visione assolutamente condivisa.
Non c'è autoindulgenza e non è un semplice tributo.
Beethoven stesso si sarebbe maravigliato di questa ... meraviglia.
Disco dell'anno senza possibilità di confronto, secondo me.
Registrazioni di ottimo livello con il pianoforte in evidenza ma l'orchestra mai in secondo piano. Un incontro, più che uno scontro, tra titani.
Bellucci, il Busoni del 21° secolo che spero ci degni di ulteriori prove del suo immenso talento.
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