
The Age of Extremes: W.F. Bach, G. Benda & C.P.E. Bach
Francesco Corti clavicembalo e direzione• Il Pomo D'oro
Arcana 23 gennaio 2025, 96/24, via Qobuz
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Francesco Corti sta diventando personaggio e approfondisce in maniera molto personale un repertorio che sta sempre tra le pieghe di quello definito "grande".
Quindi non Scarlatti o Bach, non Vivaldi o Monteverdi o Frescobaldi.
Ma uno dei figli di Benda, Georg, che a nessuno verrebbe in mente di citare tra i più eminenti clavicembalisti della metà del settecento.
Messo tra i due figli più grandi di Bach, Friedemann (che è sempre stato il mio preferito, e penso anche di Sebastian, a giudicare dalla sua produzione di taccuini e composizioni didattiche proprio per il figlio più grande) ed Emanuel.
Nelle note del libretto, Corti definisce l'età degli estremi, in contraddizione con l'abitudine di chiamarla era galante, un pò vuota e superficiale, all'opposto.
Ed usa per farlo frasi colte dal romanzo Sense and Sensibility di Jane Austen (estranea al contesto, in quanto inglese e non tedesca, nata alla fine di questo periodo e più contemporanea di Beethoven, il libro è del 1811).
La scelta del repertorio è molto colta.
Del più salottiero Benda vengono inseriti due concerti per cembalo e orchestra, ai due estremi del disco. Nella realtà "questo" Benda scriveva per lo più in tonalità minori e la sua musica ne risente particolarmente.
Lo stile è brillante e virtuosistico ma in particolare negli adagi, piuttosto delicato.
La sinfonia di Friedemann Bach, in re minore è una piccola gemma in due soli movimenti, il primo è un adagio di rara sensibilità mentre il secondo contiene una fuga molto articolata (Friedmann era maestro di contrappunto).
Il concerto Fk. 41 è invece in Re maggiore ed è molto frizzante, ad imitazione nel primo movimento (toni di caccia o non so che altro).
Questi concerti sono figli del 5° Brandeburghese ma cercano di staccarsene per l'attribuzione al clavicembalo di una parte più risolutamente solistica (come lo sono tutti quelli del fratello, sia per cembalo che per forte-piano).
Infine le due composizione, apparentemente sciolte di Emanuel Bach.
Le celebri 12 variazioni sulla Follia della Spagna, avrebbero fatto inorridire il padre che a malapena tollerava questo repertorio volgare (perché derivato da musica popolare letteralmente da taverna) che però il figlio distilla in modo distinto e in un crescendo che certamente ha ispirato Mozart.
Intimista e realmente rappresentante di tutto il mondo di Jane Austen ( si diciamolo, la musica inglese all'epoca viveva di importazioni; morto Handel passerà più di un secolo prima di vedere all'opera un inglese. Ma del resto, Handel non era un sassone del calibro di Bach ?).
Apparentemente si trascina per i 7 minuti del suo movimento centrale in modo monotono ma con cambi di velocità complessi che da soli reggono l'intero impianto.
Insomma, al di là della consueta qualità del Pomo d'Oro e del consumato virtuosismo di Corti, il disco si distingue tra le tante proposte barocche un pò di routine, per una connotazione realmente originale.
C'è dentro grande musica di compositori che spesso trascuriamo, molto ingiustamente.
Di un periodo molto fertile sul piano musicale che ha una straordinaria importanza di distacco dall'ultima tradizione conclusiva del grande barocco tedesco al successivo classicismo viennese.
Registrazione ricca di armonica, pulita, chiara ma con un basso a volte un pò prepotente.
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