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Il recentissimo aggiornamento firmware per la Nikon Z8 ha aggiunto molte funzionalità a quel corpo macchina.
Alcune erano già disponibili su altre Nikon Z ma ci sono novità assolute.
Due su tutte : la limitazione del campo di messa a fuoco a livello di corpo macchina e il combinato pixel-shift & focus-stacking.
C'è anche una novità che riteniamo importante segnalare aggiungendo una nostra raccomandazione.
Nikon ha pubblicato un avviso nella pagina di download :
 
Attenzione: aggiornamento del firmware
Non aggiornare il firmware della fotocamera con obiettivi diversi dagli obiettivi NIKKOR baionetta Z-mount o adattatori baionetta diversi da FTZ II/FTZ collegati; la mancata osservanza di questa precauzione potrebbe causare il malfunzionamento della fotocamera.
in cui prega gli utenti di non aggiornare il firmware con montati obiettivi o adattatori diversi dai Nikkor Z e dai Nikon FTZ.
Perché ciò potrebbe causare imprecisati malfunzionamenti della fotocamera.
Noi raccomandiamo di eseguire ogni aggiornamento di firmware, per qualsiasi fotocamera Nikon, con il corpo nudo, senza montato nulla davanti e sempre con la batteria ben carica e la scheda di memoria (se si aggiorna da scheda) formattata.
E' una normale cautela che noi usiamo da quando esistono gli aggiornamenti firmware.
Montiamo un obiettivo Nikkor Z o un adattatore Nikon FTZ, solo se dobbiamo aggiornare via corpo macchina quell'obiettivo o quell'adattatore.
Le operazioni di aggiornamento firmware sono procedure complesse che adesso richiedono 6-8 minuti che vanno a modificare in profondità le nostre fotocamere. Vanno eseguite sempre tempestivamente ma mai alla leggera.
***
Fino a qui le precauzioni.
Per quanto riguarda le incompatibilità, per ora sono state segnalati casi di non funzionamento per gli adattatori cinesi Megadap e Fringer. Non sappiamo se aggirabili da quei produttori via firmware.
Nulla sul fronte degli altri cinesi (Viltrox in primis che ben conosciamo e che, peraltro, ha rilanciato subito l'avviso di Nikon di non aggiornare la Z8 con un obiettivo non Nikon montato davanti).
Mentre alcuni obiettivi Tamron per Nikon Z (non si parla di vecchi obiettivi da reflex ma di nuovi obiettivi da mirrorless con regolare licenza Nikon Z), perdono la gran parte delle loro funzioni (autofocus, modifica del diaframma) con il firmware 3.0.
Da quanto sembra - ma non ci sono certezze - potrebbero essere gli obiettivi Tamron che implementano funzioni di limitazione del campo di messa a fuoco che, forse, interferisce a livello di firmware con la nuova funzione aggiunta da Nikon alla Nikon Z8.

Sappiamo che Tamron ci sta già lavorando :
 
Gentile utente TAMRON,
Grazie per la fiducia accordata ai nostri prodotti!
Vorremmo informarti che dopo l'aggiornamento della Nikon Z8 alla versione firmware 3.00, alcuni obiettivi TAMRON potrebbero presentare delle limitazioni funzionali.
Il nostro team sta già lavorando intensamente per analizzare la causa e trovare una soluzione adeguata. Naturalmente, vi terremo aggiornati: non appena ci saranno aggiornamenti o nuove informazioni sulle lenti interessate, li troverete nella nostra redazione o sui nostri canali social.
ma non abbiamo contezza di quando, se e come, verranno risolti i problemi di incompatibilità.
Non sono responsabilità da ascrivere a Nikon che resta libera di modificare tutto ciò che ritiene necessario per migliorare le funzionalità delle sue fotocamere.
E' insito nella scelta di un obiettivo non Nikon, il rischio di queste incompatibilità.
E' sempre stato così e adesso ancora di più con la complessità di questi computer che fotografano.
Anticipiamo che, a nostro parere, ma non abbiamo fonti certe, molte di queste novità saranno inserite da Nikon anche su altri fotocamere di generazione Expeed 7.
Prima tra tutte la Nikon Z6 III per cui attendiamo abbastanza a breve l'aggiornamento 2.0
E poi sulla Nikon Z9 per cui Nikon sta lavorando da un anno all'aggiornamento 6.0
***
Quindi ?
Quindi nulla.
Pazienza e nervi saldi. Gli aggiornamenti vanno SEMPRE FATTI. Bisogna essere preparati a questi inconvenienti.
Oppure utilizzare solo materiale Nikon per considerarsi al sicuro o, almeno, avere una unica controparte a cui fare riferimento in caso di problema.
 
***
AGGIORNAMENTO DEL 16 luglio 2025
Nikon ha rilasciato una patch (firmware 3.01) che dovrebbe aver risolto il problema di compatibilità con alcuni obiettivi.
Modifiche rispetto alla versione firmware "C" da 3.00 a 3.01 • È stato risolto un problema che impediva alla fotocamera di funzionare correttamente con alcuni obiettivi.  
è liberamente scaricabile da -> QUI <-
noi suggeriamo a tutti di fare immediatamente l'aggiornamento.
Il nuovo firmware 3.0 della Nikon Z8 è talmente corposo, che richiede un manualetto supplementare di 67 pagine ad esso dedicato in via esclusiva.

 
è disponibile -> qui <- ma anche in questo articolo, come allegato.
 

la pagina con le nuove specifiche dei file in ripresa ad alta velocità.
Buona lettura !
 
file PDF :   Z8_FU_addendum_(It)05.pdf italiano ma con traduzione automatica via Google.
Con le tante novità inserite nel firmware 3.0 per la Nikon Z8, cerchiamo articoli tecnici sulle nuove funzionalità ma anche su quelle consolidate della macchina.
Oramai la conoscete abbastanza bene, essendo uscita due anni fa, e dovreste essere in grado di approfondirne le tematiche, anche quelle più nuove.
In particolare ci interessano :
articoli tecnici e dimostrativi sulle potenzialità del pixel shift articoli tecnici di correlazione tra i risultati del pixel shift e quelli ottenibili con l'AI di Ligthroom/Photoshop (migliora immagine) articoli tecnici sul focus stacking articoli tecnici sulla nuova funzione focus-stacking & pixel shift articoli tecnici sui nuovi Picture Control Flexible Color applicati alla Z8 articoli tecnici sulle nuove potenzialità di messa a fuoco ed altro di correlato chi è interessato a dedicare il proprio tempo in favore degli altri e di Nikonland, manifesti la propria disponibilità qui tra i commenti e poi, appena in grado, faccia seguito con il suo/suoi articolo/i nel proprio blog.
Chi non è autorizzato a commentare e/o ad aprire il proprio blog, ci contatti direttamente per Messaggio Personale.
Sottolineiamo quanto sia importante questa occasione per sviluppare in profondità la potenza della Nikon Z8 mettendo - come si suol dire - a fattor comune, le vostre conoscenze (anche, per quanto riguarda le nuove funzionalità, dopo aver approfonditamente studiate).
E quanto questo possa aiutare a far crescere Nikonland.
Siamo sicuri che non mancherete di supportarci anche in questa occasione.
L'Admin e la Redazione di Nikonland.it
ATTENZIONE : NON AGGIORNARE LE NIKON Z CON ATTACCATI OBIETTIVI O ADATTATORI.
TENERE LA FOTOCAMERA "NUDA" E CON BATTERIA BEN CARICA.     Modifiche rispetto alla versione firmware "C" da 2.10 a 3.00 Nota: le modifiche elencate di seguito sotto "Fotografia di immagini fisse", "Registrazione di video", "Riproduzione", "Controlli" e "Rete" sono presentate in dettaglio nella Manuale di aggiornamento firmware supplementare.
Nota: a causa dell'aggiunta di nuove opzioni di menu, alcune opzioni del menu Personalizzazioni sono state rinumerate.
■ Fotografia di immagini fisse
• Sono state estese le dimensioni delle aree di messa a fuoco disponibili con i modi area AF [AF area estesa (C1)] e [AF area estesa (C2)]. • La funzione di rilevamento del soggetto è diventata disponibile durante la messa a fuoco manuale. • La selezione dell'area di rilevamento del soggetto è ora disponibile per la messa a fuoco manuale. • È stato aggiunto il supporto per i Picture Control "Variazione Colore". • È stata aggiunta un'opzione [C15] acquis. fotogramma alta velocità + modo di scatto. • La qualità dell'immagine per l'acquisizione di fotogrammi ad alta velocità + può ora essere impostata separatamente da altri modi di scatto. • È stato aggiunto [Modo NR su ISO elevati] in [MENU DI RIPRESA FOTO] che consente di selezionare un modo di elaborazione della riduzione disturbo. • È stata aggiunto il modo di impostazione frequenza a [Riduzione sfarfall. alta frequenza] in [MENU DI RIPRESA FOTO] che consente la configurazione delle premisurazioni della frequenza. • [Opzioni] è stato aggiunto in [Ripresa con cambio messa a fuoco] nel [MENU DI RIPRESA FOTO] per consentire l'uso di [Ripresa con decentramento pixel] insieme alla ripresa con cambio messa a fuoco. • [Opzioni] è stato aggiunto in [Ripresa con decentramento pixel] nel [MENU DI RIPRESA FOTO] per consentire l'uso di [Bracketing AE] insieme alla ripresa con decentramento pixel. È stato aggiunto anche [Avvio cartella di memorizzazione]. • Le opzioni [Ripresa con decentramento pixel] possono ora essere impostate quando è selezionato il modo autoscatto. • Sono state aggiunte e modificate le seguenti funzioni a [Acquisizione auto] in [MENU DI RIPRESA FOTO]. - Data e ora per avviare l'acquisizione auto possono ora essere configurate in anticipo - Acquisizione auto è ora disponibile con le impostazioni di messa a fuoco manuale della fotocamera - L'aspetto e alcuni nomi di voci nel display delle impostazioni sono stati modificati - Il campo di rilevamento disponibile per [Avanzati: distanza] è stato ampliato - L'acquisizione auto è ora compatibile con la nuova opzione del modo di scatto [C15] - Viene ora visualizzata una cornice gialla durante l'acquisizione auto • La lampada LED continua di Profoto A10 può ora essere utilizzata come illuminatore ausiliario AF.
Nota: l'aggiornamento firmware è necessario per Profoto A10. Vedere il sito web aziendale di Profoto per i dettagli. ■ Registrazione di video
• Sono state estese le dimensioni delle aree di messa a fuoco disponibili con i modi area AF [AF area estesa (C1)] e [AF area estesa (C2)]. • La funzione di rilevamento del soggetto è diventata disponibile durante la messa a fuoco manuale. • La selezione dell'area di rilevamento del soggetto è ora disponibile per la messa a fuoco manuale. • È stato aggiunto il supporto per i Picture Control "Variazione Colore". • Sono state aggiunte e modificate le seguenti funzioni a [Acquisizione auto] in [MENU DI REG. VIDEO]. - Data e ora per avviare l'acquisizione auto possono ora essere configurate in anticipo - Acquisizione auto è ora disponibile con le impostazioni di messa a fuoco manuale della fotocamera - L'aspetto e alcuni nomi di voci nel display delle impostazioni sono stati modificati - Il campo di rilevamento disponibile per [Avanzati: distanza] è stato ampliato - Viene ora visualizzata una cornice gialla durante l'acquisizione auto • Selezionando [ON] per [Zoom digitale alta risoluzione] nel [MENU DI REG. VIDEO] ora viene visualizzato un punto AF sul soggetto rilevato nella visualizzazione di ripresa. • È stata aggiunta una funzione per includere i nomi file utilizzati nella fotocamera quando si registrano video su un registratore esterno che supporta la trasmissione dei nomi file tramite HDMI. I seguenti registratori esterni Atomos supportano questa funzione (a partire da maggio 2025). - Ninja V * - Ninja V+ * - Ninja (modelli 2023) - Ninja Ultra - Shogun (modelli 2023) - Shogun Ultra - Shogun Connect * * Alcuni registratori potrebbero richiedere un aggiornamento del sistema operativo ATOMOS o l'attivazione a pagamento del registratore. Contattare ATOMOS per i dettagli.
■ Riproduzione
• È stato aggiunto [Data] a [Criteri di riproduzione filtrati] nel menu di riproduzione e nel menu "i" di riproduzione. • È stato aggiunto [Personalizza opzioni ritocco] a [Ritocco] nel menu di riproduzione "i". • È stato aggiunto [Ruota autom. immag. durante ripr.] al menu di riproduzione. ■ Controlli
• È stata aggiunta una voce [Apertura massima Lv] al [MENU PERSONALIZZAZIONI] nella posizione di a14. • È stata aggiunta una voce [Impost. limitat messa a fuoco] al [MENU PERSONALIZZAZIONI] nella posizione di a16. • È stata aggiunta un'opzione [Minimo] alla Personalizzazione c2 [Autoscatto] > [Intervallo tra scatti] nel [MENU PERSONALIZZAZIONI]. • È stato aggiunto [Acquisizione auto] ai ruoli assegnabili al menu "i" tramite [MENU PERSONALIZZAZIONI] > f1 e g1 [Personalizza menu <i>]. • Sono stati aggiunti controlli personalizzati e ruoli assegnabili alle seguenti voci nel [MENU PERSONALIZZAZIONI]. Inoltre, le opzioni per [Zoom sì/no] sono state cambiate. - f2 [Controlli personalizz. (ripresa)] - g2 [Controlli personalizzati] • Sono stati aggiunti controlli personalizzati e ruoli assegnabili (per esempio, [Passa a immagine sorgente] e [Rifila]) a [MENU PERSONALIZZAZIONI] > f3 [Controlli personalizz. (riproduz.)]. ■ Rete
• È stato aggiunto [Connessione Wi-Fi (STA mode)] che consente di connettere la fotocamera allo smart device tramite un access point LAN wireless. • I numeri di porta possono ora essere specificati utilizzando [Collega a server FTP] in [MENU OPZIONI DI RETE]. • È stato aggiunto [Carica in formato HEIF] a [Collega a server FTP] > [Opzioni] in [MENU OPZIONI DI RETE].
Nota: le immagini HEIF convertite non sono memorizzate sulla scheda di memoria. ■ Altre modifiche
• La registrazione di memo vocali è ora disponibile con microfoni esterni. • La velocità alla quale la fotocamera passa ciclicamente attraverso i punti AF utilizzando il multi-selettore o il selettore secondario non rallenta più quando si cambia direzione. • Le caratteristiche tonali sono state modificate quando [ON] è selezionato per la Personalizzazione g14 [Visualizzazione ausiliaria] nel [MENU PERSONALIZZAZIONI]. • La fotocamera registra ora nomi di aziende e modelli nei metadati video registrati con [ProRes 422 HQ 10 bit (MOV)] selezionato per [Tipo file video] nel [MENU DI REG. VIDEO]. • È stato aggiunto il supporto per "NX Field*", un sistema di ripresa in remoto per utenti aziendali.
* Visitare il sito web "NPS" per una panoramica e il manuale d'uso di NX Field.
Nikon Professional Services (NPS) (English)
Nota: l'app "NX Field" per smart device potrebbe non essere disponibile in alcuni Paesi e regioni. • L'indirizzo IP ottenuto automaticamente verrà mantenuto dopo che l'indirizzamento IP automatico è stato disattivato. • Gli indirizzi gateway/server DNS ottenuti automaticamente vengono ora visualizzati nel display di modifica TCP/IP. • I nomi file dell'immagine e dell'audio ora corrispondono se il nome file dell'immagine viene rinominato durante il trasferimento.   -> QUI <-
Senza la pretesa di leggere nel futuro e senza la presunzione di avere fonti segrete all'interno di Nikon Cina che, ultimamente, pare sia la prima a lasciarsi scappare notizie segretissime, abbiamo idee molto concrete su cosa aspettarci e soprattutto, cosa non aspettarci nei prossimi mesi che porteranno alla chiusura dell'esercizio fiscale Nikon al 31/3/2026.
Nikonrumors probabilmente perché ha un unico scopo nella vita e si rende conto che ci troviamo di fronte ad un anno abbastanza povero di novità, cerca di dare credito anche a voci poco concrete.
Ma soprattutto sono alcuni canali Youtube nati dal nulla che creano altrettanto dal nulla rumors e voci del tutto infondate.

Abbiamo una situazione internazionale che scotta, la bomba dei dazi è tutt'altro che disinnescata.
Ci sono i cinesi che sfornano ogni giorno, con l'ambizione di dominare il mercato in mano ai giapponesi, obiettivi fissi a profusione.
C'è soprattutto una notevole saturazione del mercato che finisce per generare invenduto.
Il bilancio Nikon parla chiaro. Hanno rimanenze doppie rispetto a quattro anni fa. E i risultati si sono sostenuti sinora sulla debolezza dello Yen.
Ma gli americani adesso stanno cercando di indebolire il dollaro per una sorta di effetto "dazio" orizzontale, in modo da favorire i consumi interni e sfavorire le importazioni.
Ne sono prova le continue campagne di sconti e le offerte di tasso zero fino a 24 mesi.
Praticamente da tutti i marchi.
In un mercato così maturo, saturo, poco ricettivo, più attento al prezzo e all'affare che alla vera necessità, con una popolazione che invecchia, almeno da noi, in Cina e India é diverso ma là la concorrenza cinese oramai è predominante, chi si arrischia a lanciare novità lo fa con coraggio.
Perché si corre il pericolo di investire per il magazzino.
Ma si sa, il magazzino è un costo, non un potenziale di guadagno.
C'é infine da considerare che le altre divisioni di Nikon sono in difficoltà, quella della microlitografia ad immersione boccheggia, presa tra la concorrenza occidentale di ASML che oramai domina il mercato e lo sforzo degli emergenti di dotarsi di propria tecnologia in modo da evitare gli embarghi. Con questo Nikon deve essere attenta a come e dove spende e investe.
Inutile sottolineare che i sensori attuali di Nikon hanno raggiunto la piena curva di utilizzo.
Ci siamo resi conto che l'applicazione dell'Expeed 7 al vecchio sensore da 24 megapixel (Z5 II) e quello DX da 20 megapixel (Z50 II) ha saturato le possibilità.
Non c'è un altro sensore ad alta risoluzione che possa rinverdire la serie Z7 che rischia di essere lasciata a morire.
E mentre il 45 megapixel di Z8 e Z9 potrebbe andare in un modello con un corpo amatoriale (che finirebbe per fagocitare le vendite delle due professionali), l'unico sensore nuovo è il semi-stacked della Z6 III che andrà presumibilmente sulla prossima Z Video.
Quindi una nuova generazione di macchine richiederà nuovi sensori. Che necessiteranno di investimenti ma soprattutto di un fornitore disposto a fornirli in tempi e costi accettabili.
Le capacità delle fonderie grandi (Sony, Samsung, TSMC) sono praticamente assorbite dalla produzione di smartphone per gli anni a venire.
Ci sarebbe Tower Semiconductor da cui - pare - si fornisce RED DIGITAL che ha la sede a pochi chilometri da una delle sue fabbriche ma che produce a costi allineati a quelli del Pentagono e non del mass market.
La prossima generazione piena di macchine, secondo noi, non potrà più affidarsi a sensori lenti. Le aspettative di chi cambierebbe la Z8 o la Z9 sono verso soluzione che radicalmente eliminino i problemi degli artefatti da rolling shutter.
RED DIGITAL usa sensori global shutter sia a 35mm che a Super-35mm (corrispondenti, salvo il taglio 21:9 rispetto al "nostro" 3:2, a FX e DX) ma Nikon ci sta lavorando sopra per far scendere i costi da quelli da decine di migliaia di euro a qualche migliaio di euro compatibili con la sua fascia di mercato.
Capirete perché ci sembra il caso di confermare che il prosieguo del 2025 l'inizio del 2026 continueranno ad essere relativamente lenti per Nikon.
Il che non significa che non ci saranno novità. Anzi, ci saranno. Ma non di quello che si dice, che la gente si aspetta, che chi crede di aver bisogno di certe meraviglie, vorrebbe.

 
E andiamo quindi a cosa non ci aspettiamo per i prossimi 9 mesi.
non ci aspettiamo nessuna Z9 II. Superare la Z9 richiede un modello completamente nuovo. La Z9 con il firmware 6.0 basterà per le esigenze normali, anche se venduta a sconto rispetto ai modelli corrispondenti Sony e Canon. Un modello nuovo dovrà avere un nuovo sensore più veloce. Non necessariamente più ricco di pixel ma certo più veloce. Anzi, velocissimo. non ci aspettiamo quindi nemmeno alcuna Z8 II. Quella macchina arriverà dopo la Z9 II. Non prima non ci aspettiamo nessuna Z7 III. Una macchina di quel tipo andrebbe a rompere inutilmente gli equilibri del listino Nikon (quanto dovrebbe costare ? Più della Z8 ? Certamente più della Z6 III che già costa troppo).
E poi sarebbe troppo di nicchia per avere un sensore che non sia mortalmente lento ed ancora più incline agli artefatti di quello della veneranda D850 che equipaggia Z7 e Z7 II una macchina DX con sensore migliore della Z50 II ? Sarebbe bello. Ma la Z50 II è appena uscita e verrebbe totalmente eclissata da quella macchina. Per non parlare della Z30 di cui per ora non si può pensare ad una sostituta (sempre per il "problema" sensore)  
non ci aspettiamo alcun nuovo teleobiettivo, meno che meno un 500mm f/2.8. E nemmeno un 100-300/2.8. Che pure avrebbe più mercato nessun 200mm f/2 come invece suggerisce Matt Granger in generale nessun obiettivo "esotico" di nicchia con una fascia di mercato che non sia di massa compresi decentrabili, sempre più desueti con le tecniche di focus-stacking, e macro lunghi che nessuno propone perché probabilmente costano di sviluppo più dei possibili ricavi non ci aspettiamo nemmeno alcun nuovo obiettivo f/1.2
Il 35/1.2 S è fantastico ma dubitiamo che stia vendendo a profusione, anzi, tra un pò sarà scontato ... Ma allora, cosa ci aspettiamo ?
Cose ovvie.
la famosa macchina video - che in rete viene individuata come Nikon Zr - ovvero una macchina sviluppata da Nikon e RED DIGITAL insieme, che abbia firmware RED e hardware derivato dalla Nikon Z6 III.
Da vendere a prezzo competitivo rispetto a Sony FX-3 e FX-2 ma che non competa con le RED una riedizione della Nikon Zf - identica alla Nikon Zf - salvo che la carrozzeria argento. La Zf resta tra le macchine Nikon più vendute in Giappone e il mercato orientale ama le versioni speciali.
In fondo con la Zfc l'operazione ha avuto relativo successo. E noi ci aspettiamo questa Nikon Zf Silver sin da quando è stata lanciata la Zf stessa. Stop per le fotocamere.
Gli obiettivi.
Nikon nel bilancio e nelle ultime interviste ha confermato di voler arrivare ad oltre 50 (50+ testualmente) obiettivi Nikkor Z per il 31/3/2026.
Quindi possiamo immaginare 4-5 nuovi obiettivi di qui ad allora.
Che saranno in prevalenza zoom, anzi, in massima parte.
E saranno obiettivi di largo mercato che non restino in magazzino.
Probabilmente un paio di essi saranno DX per alimentare le vendite della Z50 II.
Gli altri tre saranno FX. Uno dedicato alla Z5 II che per ora ha il solo 24-50mm come obiettivo dedicato. Probabilmente verrà proposto uno zoom con escursione più ampia lato teleobiettivo.
Non abbiamo idee precise degli altri due.
Se possiamo azzardare una speranza, potrebbero essere i primi obiettivi zoom Nikon con motori lineari, ibridi per foto e video (non power zoom ma comunque zoom), senza variazione di focale durante la messa a fuoco e la zoomata. Di prezzo medio.
Infine, avremo probabilmente in luglio, il firmware 2.0 della Z6 III che come promesso, avrà il riconoscimento automatico degli uccelli.
E più avanti il 6.0 della Z9, con novità che la allineino alla Z8.

Forse qualcuno troverà deludenti queste nostre anticipazioni.
Ma per avere di meglio ci vorrà più tempo, ci vorranno condizioni di mercato favorevoli e i necessari investimenti.
Crediamo che oggi sia del tutto inutile, anzi, dannoso, lanciare un prodotto che non sia richiesto o che offra meno di quanto siano le aspettative.
Finirebbe ad ingrossare le giacenze di magazzino.
Abbiamo parlato delle due notevoli funzioni implementate da Adobe in Lightroom e in Adobe Camera Raw, capaci di raddoppiare la risoluzione lineare delle immagini o di applicare una riduzione di rumore "intelligente.
Ci sono due articoli online in questa stessa sezione dell'area redazionale.
Funzioni utili, per chi le trovi utili, ma che nella prima implementazione necessitavano della creazione di un file intermedio DNG che veniva salvato duplicando il file RAW iniziale.
Adobe aveva promesso che avrebbe posto rimedio a questo inconveniente, rendendo disponibili le due funzioni nel corpo del normale flusso di lavoro non distruttivo di applicazione ai nostri file immagine.
Cosa che ha fatto con il nuovo aggiornamento, rilasciato ieri.
In pratica il Migliora Immagine non è più nel menù contestuale sulla miniatura del file ma direttamente nel pannello delle regolazioni.
Come chiaramente riporta questo avviso, quando andate a richiamarlo alla vecchia maniera.

il pannello Dettagli si presenta molto semplice e con queste opzioni.
Riduzione Disturbo (rumore) con una possibilità di regolazione di intervento da 0 a 50
Dettagli Raw (che viene applicato automaticamente se si fa la Super Resolution)
Super Resolution.
L'applicazione richiede semplicemente di spuntare il riquadro di opzione.
Resta l'impossibilità di applicare contemporaneamente la Riduzione disturbo e la Super Resolution

Proviamo la Super Resoluzion.
Selezioniamo l'opzione, Lightroom risponde immediatamente, compare una finestra di dialogo che ipotizza un tempo di elaborazione
 

al termine, comparirà nella Storia l'applicazione dell'Opzione (Accesa/Disattivato), nello stesso file origine, senza che si crei un nuovo file denominato "nome_file_migliorato.dng".

 
disattiviamo la Super Resolution e applichiamo la Riduzione disturbo.
Stessa procedura, compare la stessa finestra di dialogo. Qui il tempo di elaborazione sarà superiore.

avremo nella storia le operazioni impilate consecutivamente, come qualsiasi altra regolazione, con la possibilità di tornare indietro, saltare, riprendere, etc. in modo non distruttivo, come siamo abituati ad operare con tutte le altre regolazioni.

A noi sembra una novità importante, utile e molto benvenuta. Almeno per chi utilizzi questi strumenti.
Raccomandiamo, come fa Adobe, di eseguire queste operazioni sempre all'inizio delle regolazioni, con il file pulito come scattato (possibilmente nitido, fermo, ben esposto).
Mai dopo.
L'aggiornamento prevede anche altre funzionalità interessanti ma di cui qui sorvoliamo l'approfondimento perché sappiamo potrebbe suscitare malumori.
Cordialmente.
Fotografare dovrebbe essere una gioia per tutti.
Come sembra trasparire dall'espressione di Silvia in questo mio ritratto di oramai tre anni fa.
Dovrebbe essere lieto per un fotografo anche condividere le proprie fotografie con gli altri fotografi.
Questo ci piacerebbe che pensaste se siete iscritti su Nikonland.it
Se è così e la pensate come noi, allora considerate l'opportunità di condividere i vostri preziosi scatti con gli altri iscritti.
C'è una sezione del forum riservata a questo.
Dove ogni fotografo che espone le sue immagini gradirebbe anche leggere i vostri pregiati commenti.
Un pò come confrontarsi in un fotoclub esclusivo.
Ci vuole poco, basta provarci.
Ci vediamo -> QUI <- ogni giorno, anche quando fuori piove.
Incuriositi dal successo della precedente prova di un Sony FE su Nikon Z9 che avete letto qui su Nikonland
e grazie all'amicizia con Alfio Spartà di 
ci siamo fatti prestare per una rapida prova dell'adattatore Viltrox E-Z anche un secondo obiettivo, stavolta zoom e per la precisione il molto desiderato (anche perchè sul catalogo Nikon Z manca) Sony FE 16-35mm f/2,8 GM ossia la prima versione di uno degli zoom più considerati del catalogo GM di Sony dotato di 16 lenti in 13 gruppi,

delle quali alcune speciali: extreme aspherical (1) asferiche (2) ED (3) 
Obiettivo maneggevole, pesante 680 grammi, lungo 12cm e largo 88, dotato di filettatura filtri da 82mm e distanza minima di maf di 28cm

che montato sull'adattatore Viltrox E-Z ne consente un pieno utilizzo sulle mirrorless Nikon Z, come la mia Z9 sulla quale l'ho utilizzato.

 
La prima prova in assoluto è stata quella di testare l'attendibilità dell'aggiornamento firmware dell'anello Viltrox, che nella precedente occasione era stato utilizzato su un Sony dotato di stabilizzazione ottica: esistono infatti due versioni di fw Viltrox, una dedicata agli obiettivi Sony stabilizzati e l'altra a quelli senza stabilizzazione interna.
A prima vista sembrava funzionare tutto perfettamente, ma provando a scattare in sequenza mi sono subito reso conto di alcune difformità di esposizione tra file adiacenti, piuttosto marcate durante la sequenza, indice di una non perfetta adattabilità al diaframma elettronico.
Immediato il collegamento al PC per aggiornare nuovamente l'adattatore col fw appropriato....

Una volta adeguato, non mi è più capitato di notare quelle singolari oscillazioni di esposizione...e ho proseguito col test di tutte le funzioni trasmissibili tra obiettivo e fotocamera, oltre ai valori di esposizione, ovviamente la funzionalità dell' AF (piena e su tutti i tipi di cellula AF della Z9, compreso il riconoscimento dell'occhio di persone, animali ed uccelli), quella del VR del corpo macchina, scattando anche a tempi di otturazione sufficientemente lunghi a mano libera e ogni altra regolazione come quella dei profili colore, cellule esposimetriche e modalità speciali di scatto, come anche il focus stacking. A tutte le distanze di messa a fuoco ed a tutte le focali consentite dal suo range.








 










 






 
Come già detto in occasione della precedenza experience con questo adattatore Viltrox E-Z, siamo di fronte ad un semplice anello da poco più di 100 euro di prezzo, che riassume in sè tutte le opportunità che da un matrimonio del genere si possano cogliere:
condividere uscite fotografiche con amici Sonysti: un anello del genere potrebbe aiutare a condividere obiettivi dei due corredi stabilire di lasciarlo montato su quel fisso o zoom che qualcuno ritenga irrinunciabile pensare ad acquistare oltre che obiettivi Viltrox, anche altri universali, magari usati, dotati di baionetta FE.  
Questi gli obiettivi che Viltrox dichiara compatibili:

Speriamo di avere reso un servizio a chi si chiedesse della funzionalità di questo adattatore Viltrox E-Z: per Nikonland è un acquisto consigliato ove ricorrano esigenze specifiche.
 
Max Aquila photo ©  per Nikonland 2025

 
Attenzione, si tratta ovviamente di un test originariamente scritto quasi una ventina di anni fa ...
Ho la Nikon D200 dal 27 aprile di quest'anno e ho già scattato 8000 foto, dopo aver utilizzato una D70 per oltre un anno e circa 18000 scatti.
 
Ho comprato questa D200 per due motivi: non mi piaceva la mia D70 e avevo bisogno di una digireflex robusta, efficiente e con un sensore che non mi facesse rimpiangere le pellicole che continuo ad usare con le altre (tante) mie Nikon. 
 
Dopo sei mesi abbondanti sono talmente soddisfatto che sto cominciando a pensare di comprare un secondo corpo D200, vi diro perché...
 
 
ERGONOMIA
 
 
Inizio con una premessa:
 
il grip e l'ergonomia in generale in entrambi i corpi macchina cambia radicalmente in meglio quando utilizzati con le impugnature portabatteria aggiuntive, apposita per la D200 (MBD200), aftermarket per la D70, che di suo non prevede come optional questo accessorio, altresì presente sul mercato proveniente dal Far East sotto i marchi più disparati e a prezzi variabili intorno ai 90 euro, ma con un appeal, qualità dei materiali e non ultimo funzionalità ben diversa dall'eccellente MBD200 che vale tutti i soldi che costa (a listino 190 euro).
 

 

 
D'altra parte la disponibilità di questo accessorio non pregiudica la reversibilità : entrambi i corpi fanno della compattezza (rispetto le ben più ingombranti D1 e D2 series) un'arma invincibile: montare un obiettivo corto a focale fissa sui due corpi,consente poi di poterli cacciare agevolmente in un tascone da giacca a vento e andare così a fotografare, senza ulteriori ingombri: all in one !
 
Altro carattere distintivo di tali corpi rispetto le digireflex PRO della Nikon consiste infatti nella presenza del flash incorporato in entrambe le D70 e D200, flash che, nonostante le microdimensioni, assurge nel neonato sistema CLS Nikon ad un ruolo importantissimo se non fondamentale di tali sorgenti di luce: quella di fare da attivatori di eventuali flash remoti in wireless ttl-flash, una delle trovate più geniali di Nikon degli ultimi tempi !
 

 
Dimensioni e pesi sono abbastanza raffrontabili: 595 grammi di peso "sgocciolato" per il policarbonato della D70 che misura poi 140x111x78mm (LxHxP), 830 grammi di lega di magnesio per la D200, che misura 147x113x74mm, guadagnando un paio di mm in altezza e ben quattro di risparmio in profondità, indice di progetto rivisitato.
 
Impugnando entrambe, le dita della mia mano destra (che "sgamba" quasi 21cm da pollice ad indice) si trovano perfettamente a loro agio sia con l'impugnatura, talmente pronunziata da indurre spesso all'errore di inquadrare con una sola mano, sia con i tasti che sovrintendono alle funzioni accessorie: nella D200 in particolare esiste all'altezza dell'anulare destro un importante tasto personalizzabile con la funzione preferita (io ci tengo la misurazione spot), dando comunque modo al mignolo destro di svolgere la sua tanto importante quanto spesso trascurata  missione di scivolare sotto il fondello macchina per stabilizzare meglio la presa.
 
Quando si utilizzino ottiche non particolarmente "sporgenti" non trovo motivo di utilizzare impugnature aggiuntive che trovano tutto il loro perché quando diventi prioritario usare anche la parte inferiore del palmo della mano destra per sorreggere meglio l'insieme macchina-obiettivo con i miei teleobiettivi e telezoom: in tali casi l'impugnatura aggiuntiva serve anche a controbilanciare meglio il tutto.
 
Per quanto riguarda poi la disposizione dei tasti c'é da dire che l'ergonomia delle due reflex rispecchia pienamente la 'trincea' di caratterizzazione che contraddistingue le due linee di produzione Nikon: le entry level dalle prosumer e PRO.
 
Uno dei motivi infatti per cui ho odiato la D70 si chiamava multiselettore e stava sul ponte comandi alla sinistra del pentamirror (che nella D200 é invece un pentaprisma, finalmente): la maggior parte delle volte che passavo da un'impugnatura orizzontale della D70 ad una verticale, mi accadeva di spostare accidentalmente detto selettore (sprovvisto di blocco) dalla posizione in cui mi trovavo (normalmente A) a quella adiacente, senza peraltro potermene rendere conto subito, giacché la destinazione di pubblico cui quella reflex era dedicata, non consentiva di inserire a mirino un indicatore del modo di funzionamento, né peraltro tale basilare indicazione veniva neppure riportata sul display superiore : in sostanza? una tragedia! (specie al buio quando risulta davvero impossibile riuscire a percepire in che posizione si trovi ad essere detto multiselettore). 
 
Nella D200 invece, l'ingegnerizzazione old-style Nikon, prevede oltre al multipulsante di sx che comanda le tre principali funzioni digitali (Qualità immagine-WB-ISO asservite peraltro alla contemporanea rotazione della ghiera principale), anche il sottostante selettore (fornito di blocco step-by-step) dedicato alle modalità di scatto (Single, Continuous Low e High, autoscatto e Mirror Up) alcune delle quali indisponibili su D70,
 

 
mentre il selettore dei modi é il pulsantino alla base del pulsante di scatto, protetto al 100% (in quanto asservito alla contemporanea rotazione della ghiera principale) da involontarie sregolazioni. 
 

 
Inoltre il modo di funzionamento (finalmente soltanto i quattro più importanti: A-M-P-S e nessun Program dedicato) é chiaramente riportato sui display esterno e soprattutto a mirino, dove la moltitudine di indicazioni riguardanti oltre a tempo e diaframma in uso, anche modo, eventuale staratura dell'esposizione, ISO, capacità residua della scheda, esposimetro in uso e riferimento di fuoco, rende di fatto inutile ricorrere a qualsivoglia altra indicazione e consente pertanto di non staccare mai gli occhi dal mirino durante le più impegnative sessioni di scatto.
 
Ancora, il selettore dell'esposimetro che consente con qualsiasi ottica di scegliere tra spot, semispot e matrix, si trova atipicamente in una ghiera concentrica al tasto di memoria esposizione che su questa D200 é molto più rilevato che nella D70, dando opportunamente facilità di ricognizione anche a tentoni, nuovamente senza distrarsi dalla composizione dell'immagine.
 
Nella D70 invece per cambiare modo di esposizione si doveva premere uno dei pulsanti alla sinistra del monitor e ruotare la ghiera principale: scomodo e lento!
 
Restando sul pannello posteriore, la D200 si avvantaggia della presenza sul pollice destro, tra AF/AE-lock e ghiera principale, del pulsante di attivazione dell'AF,
 

 
comodo forse per usi diversi da quelli che faccio io della macchina fotografica, perché in sei mesi non mi é capitato di sentirne mai bisogno! (se lo rendessero programmabile a piacere sarebbe di sicuro molto più utile). 
 
Sulla D200 poi, accanto al comodissimo joystick (funzionante anche in diagonale invece che solo a croce come quello della D70), 
 
troviamo il selettore delle diverse disposizioni delle cellule AF dell'efficientissimo Multicam 1000, che su questa reflex conta ben 11 sensori contro i poveri 5 della D70, diversamente attivabili e regolabili interagendo tra il selettore apposito ed il joystick, veloce ed immediato.
 
Avendo poi trasferito sul fianco destro l'alloggiamento della CF della D200, lo spazio gommato a disposizione del pollice destro su questa reflex si é notevolmente ampliato e soprattutto non si ha più la sensazione di picchiare sul vuoto, come accadeva con la D70 nella quale ad essere gommato era il fragile sportellino del vano memoria, dove peraltro la CF andava inserita a rovescio rispetto l'orientamento adesso istintivo della D200 (sarà capitato a parecchi users di tentar inutilmente di inserirla nel verso che naturalmente si riterrebbe esatto). 
 

 
Altra differenza basilare d'uso tra le due reflex consiste nella presenza sulla D200 della selezione diretta da comando dell'AF Single e Continuous (oltre che del fuoco Manual) a differenza che nella D70 in cui per variare l'AF bisognava entrare nel Menù della fotocamera.
 
In sostanza tutte le principali funzioni sulla D200 sono accessibili esternamente, senza dover per nulla accedere al Menù ed é per questo a mio avviso, ancora più immediata nell'utilizzo anche da parte di un principiante, rispetto alla pur basica D70!
 
Il monitor da 2,5 pollici e 230.000 pixel é brillante e preciso più che quello troppo contrastato e meno luminoso della D70 (da 1.8'' e 130.000 px) che portava a sovrastimare in review i files che spesso poi risultavano carenti proprio in termini di incisività ed eccesso di alte luci, tanto da portarmi a sottoesporlo per cercare di ridurne la potenzialità di errore.
 
In review la capacità di ingrandimento del dettaglio su monitor nella D200 raggiunge i 25 ingrandimenti, al di sopra non solo della inferiore capacità della D70, ma di qualsiasi velleità di 'conoscenza' del fotografo curioso.
 

 
La gomma del mirino é più confortevole della flangia di plastica dura della D70 su cui un oculare salva occhiali é optional.
 
 
FUNZIONALITA?
 
 

 
Non sono i 10,2 Mpx rispetto i 6 della D70 ad avermi portato a cambiare dopo poco più di un anno un apparecchio col quale, tranne rare occasioni ho sempre dovuto 'fare a botte', anzi direi che quella dimensione di file della D70, in assenza di una possibilità di crop immagine come nella serie D2, é forse la più equilibrata tra le esigenze di stampa e quelle di capienza delle sempre più gigantesche schede di memoria:
 
se con la D70 ci si poteva permettere il lusso (ed il risparmio) di scegliere, a seconda della mole di lavoro prevista tra una scheda da 1Gb oppure da 512Mb ed il resto dell'universo sembrava un'esagerazione cosmica, purtroppo coi 10,2 MP della D200 si rende necessaria la dimensione base da 2Gb per evitare di restare senza pellicola nel caso si debbano usare i NEF+Jpg tanto utili in ambito di postproduzione per evitare di dover per forza aprire NEF in realtà da cestinare, con ovvio risparmio di tempo e di lavoro.
 
Il motivo per cui sono dovuto passare alla D200, a parte i summenzionati vantaggi ergonomici, che da soli fanno però il 60% della scelta (perché prima di scattare la macchina fotografica si deve pure poter impugnare!) risiede nella indiscutibile precisione dell'esposimetro della D200 a fronte delle peripezie da affrontare con la meno precisa cellula della D70 e nella decisiva differenza di qualità del sensore, in termini di brillantezza, saturazione, nitidezza, contrasto (manca altro?) .
 
L'eventuale eccesso di saturazione é maggiormente correggibile piuttosto che non la sua cronica mancanza che notavo sulla D70 ed inoltre la notevole implementazione di contrasto sopperisce alla fisiologica esigenza di ottiche di qualità eccelsa che il sensore della D200 adesso richiede. 
 
A livello di velocità di scatto poi, per quanto io prediliga 'one shot' rispetto gli scatti in sequenza, la D200 offre con i suoi 5 ftg al secondo in modo High una più che adeguata risposta alle esigenze della maggior parte dei fotografi: lo step successivo sono i 12 o 15 scatti al secondo, patrimonio però di budget decisamente superiori.
 
Anche il bilanciamento del bianco della D200 é più stabile e sicuro di quello della D70: volendo si può scattare quasi unicamente in modo 'sole brillante' salvo poi correggere qualcosa in postproduzione.
 
Dove la D200 non mi soddisfa é invece nella modalità Auto del WB, nella quale noto una tendenza ad ingiallire un po' eccessiva. 
 
Preferisco di gran lunga premisurare il bianco, con la medesima procedura un po' scomoda della D70 dello scatto di prova dopo aver tenuto premuto il pulsante apposito nella predisposizione PRE.
 
A livello di facilities la D200 fa un passo indietro nel 'dimenticarsi' di integrare nel corpo un ricevitore agli infrarossi come quello che nella D70 consente l'uso del semplice ed economico scatto remoto ML3, a fronte del quale però risulta obbligata l'adozione del multiconnettore a 10 poli,

 
vera porta d'ingresso alle notevoli implementazioni che questa macchina consente, potendo affiancare alla numerosa famiglia degli scatti a filo che utilizzano questo connettore (io uso con soddisfazione un ottimo MC20, nato con le F90), anche una serie di accessori interessanti tanto quanto rari da trovare come i trasmettitori GPS, per indicare nei dati EXIF anche quelli relativi al posizionamento della fotocamera (utilissimi in certi tipi di reportage), oltre agli accessori dedicati alla trasmissione wireless dati, all'intervallometria e al collegamento diretto della macchina al pc, patrimonio ormai obsoleto di un'era informatica lontana anni luce dal semplice inserimento di una CF in un apposito slot. 
 
Un passo avanti nel linkarsi al passato invece lo compie associando finalmente la presa sinchro-pc per i flash a torcia o da studio con i quali adesso non é più necessario lo zoccolo AS10 che con la D70 precludeva però l'utilizzo ulteriore della slitta flash.
 
Prendendo a parlare di gestione dei flash, oltre all'aumentata copertura del flash integrato nella D200 che adesso copre fino a 18mm contro i 20mm di quello della D70, salvo l'utilizzo con alcuni obiettivi 'ingombranti' che possono proiettare la propria ombra sul soggetto, il vero passo in avanti lo compie la gestione CLS dell'integrato della D200 che adesso nel pilotare da Commander uno o più flash remoti può anche fornire il proprio contributo di luce, contrariamente a quanto avveniva con la D70 il cui flash integrato si limitava a fare da attivatore per un solo remoto e non possedeva un canale di gestione e regolazione particolare, che trasforma di fatto il flash incorporato della D200 in un SB600 in relazione alle modalità di funzionamento, salva ovviamente la potenza reale di emissione. 
 
La D200 consente inoltre anche il cosiddetto FV-lock, vale a dire la prevalutazione del contributo del flash incorporato per memorizzarne la potenza necessaria, agendo sul pulsante funzione posto alla portata dell'anulare della mano destra.
 
Da non dimenticare il fatto "rivoluzionario" per Nikon, di integrare su di una prosumer un flash, cosa che su pellicola non era mai stata fatta nè con le F90-90x e nemmeno con le pur ottime F100. 
 
In merito alla gestione dei menù la D200 si avvantaggia di una sezione in più rispetto alla D70, dal nome 'Impostazioni recenti' nella quale possono essere richiamate le ultime regolazioni attuate sugli altri menù, per una più facile ricognizione, ma soprattutto esiste la possibilità di memorizzare fino a quattro diversi canali di memorizzazione funzioni, al fine di tornare a scattare velocemente nelle condizioni più adatte ad una particolare modalità di ripresa, opportunità questa che a mio parere mancava davvero alla D70 per evitare di trasformare in un incubo il tornare alle medesime regolazioni che ci avevano fatto apprezzare in precedenza uno scatto.
 
In sostanza ciò che a mio avviso più mancava alla D70 era una veduta d'insieme delle regolazioni menù che consentisse un miglioramento dell'interfaccia utente-macchina, carenza questa che probabilmente produceva danno maggiore negli utenti di esperienza medio-bassa, i quali, pur di non impazzire per ricordare come e dove poter apportare determinate variazioni di menù, preferivano di gran lunga utilizzare gli automatismi più completi che per quanto ben congegnati non valgono per nulla lo sforzo di ingegnerizzazione alla base di quella reflex.
 
Potrebbe essere questa una delle chiavi di lettura della presentazione successiva alla D70 di una D50, semplificata nelle funzioni ma soprattutto con un file immagine di default meno 'grezzo' di quello della D70, che nel 90% dei casi, doveva subire postproduzione.
 

 
Con la D200 infatti, passo sicuramente meno tempo al pc e comunque per operazioni di aggiustamento del tutto fisiologiche al trattamento di un immagine, come il ridimensionamento (il jpg più piccolo é comunque esageratamente grande, quindi é inutile) e gli aggiustamenti di orizzonte o luminosità. 
 
La batteria EN-EL3e é invece il tallone d'Achille della D200 se paragonata ai consumi irrisorii della EN-EL3 della D70 ed al costo relativo, a distanza di un anno ancora troppo caro di questo elemento. 
 
Risente degli eccessi di consumo dovuti al monitor sicuramente più brillante rispetto quello della D70, tanto da mantenere spenta di default la review della foto dopo lo scatto (al contrario del default della D70).
 
Tali consumi, associati al probabile utilizzo di ottiche VR o AFS, non proprio risparmiose, fanno si che la durata di una carica di questa batteria sia molto ondivaga tra i 300 ed i 1000 scatti, a seconda delle abitudini più o meno perniciose del fotografo che la usi.
 
L'impugnatura aggiuntiva MBD200 mi consente di averne contemporaneamente due, che funzionano alternativamente, oppure di sostituirle con un portabatteria da sei stilo AA, possibilmente MiMh da almeno 2100-2400 Mah.
 

 
Necessaria oltremodo quindi la conseguente possibilità di monitoraggio dello stato di carica della batteria, grazie al terzo piedino di contatto, rispetto alle indicazioni davvero molto approssimative sul display esterno della D70.
 
Concludo questa parentesi col ricordare quella che mi pare la più interessante delle novità apportate dalla D200 rispetto la D70 (e la D100 e D50) e che consiste nell'aver finalmente consentito l'utilizzo delle ottiche MF senza precluderne le funzioni esposimetriche e di documentazione EXIF:

 
con un software semplice semplice si recupera un patrimonio immenso di trenta anni di ottiche dall'Ai del 1977 in qua, perduto con macchine di questa classe a causa di una mera decisione di marketing discutibile quanto comprensibile, ma che rischiava ulteriormente di far cascare nell'oblio uno dei cavalli di battaglia del marchio: la compatibilità universale. 
 
W LA BAIONETTA F
 
 
 
 
CONCLUSIONI
Avete capito perché mi piace la D200 più della D70? 
 
 
Non tanto per le intrinseche qualità superiori del sensore (ma anche?) o per le evolute possibilità di utilizzo dei menù e dei comandi, neppure soltanto per l'aumentata gestibilità del flash incorporato con quelli remoti, né per il migliorato grip, quanto per l'elevata sensazione di continuità con la più pura tradizione (KAIZEN !) Nikon di fotocamere pensate non tanto per le prestazioni quanto per fare le foto, di più e per più tempo di tutte le concorrenti che nella stessa stagione sono spuntate: per essere le più dotate, le più veloci, le più capaci, le più belle, le più economiche, ma che invariabilmente saranno solo le concorrenti che dureranno di meno ?
 
Perché la D200 é una Nikon vera! 
© Max Aquila 2007 - Nikonland
© Max Aquila 2015 - Nikonland

Una boccia di vetro per pesci rossi... variamente contornata da un paraluce a petalo..:
si, stiamo ancora parlando del Mito, quel Nikkor 15mm f/3.5 Ai del 1979 di cui abbiamo scritto su Nikonland gia' nel 2007.
articolo che a distanza di sette anni va aggiornato all'utilizzo (ben diverso come vedremo) a tutto formato




associandolo al sensore FX della mia Nikon Df, DSLR che pare nata apposta per dedicarsi a obiettivi MF di questa categoria. 

Riassumiamo :

superwide da 110 gradi di angolo di campo, prodotto nel 1979 in montatura Ai

da 14 lenti in 11 gruppi
"all metal jacket"; totale assenza di elementi asferici (di vetro o resina che siano...) , dotato di una ponderosa massa di 638 grammi, ancora oggi accreditato di un elevato valore sul mercato dell'usato, derivante forse dal fatto che che fino a quando era presente nel listino italiano delle ottiche MF Nikkor, veniva segnalato al prezzo "politico" di ..soli 3.532 euro!

Gloriosa (ormai in "G" time) ghiera del diaframma a mezzi stop da f/3,5 apertura massima, fino ad f/22
incisa e dipinta (non serigrafata...) con codice colore per collegarsi alla scala della pdc sovrastante...



che ci dice dunque che ad f/8 questo grandangolare tiene tutto nitido (vedremo come) tra infinito e 52cm; mentre gia' a f/16 la pdc corre tra infinito e 32cm, quasi l'intero range di messa a fuoco, che parte appunto da 30cm minimi.
Riferimento rosso per la maf in IR (infrarosso) alla sx del riferimento centrale e predisposizione per la forchetta di accoppiamento con corpi macchina nonAi come le Nikon F ed F2 ante 1977 e per il periscopio dei Photomic di quelle macchine.

Copriobiettivo anch'esso in "heavy metal" con durevole serigrafia del marchio (anche trascorsi 36 anni dalla sua stampa)




e montatura a baionetta per i quattro filtri in dotazione, facenti parte del progetto ottico, quindi necessari (almeno uno)





insomma, gia' a vedersi, un bell'insieme di metallo e vetro ...


La nostra storia insieme

110 gradi sono davvero tanti...magari anche troppi su di un sensore FX...

Questo maestoso superwide non puo' fare eccezione al "limite": l'ho comprato alla fine di Aprile del 2007 da un Ceco per sopperire alla principale carenza che a partire dall'acquisto due anni prima della D70, la mia prima reflex DX, avevo dovuto constatare su quel formato: l'impossibilita' di utilizzare i wide piu' o meno spinti per le prerogative che li caratterizzavano. 
 
Dopo un paio di fallimentari esperienze con focali simili Sigma ma incomparabili con questo Nikkor (e una media soddisfazione nell'utilizzo, monco, dello zoom Nikon 17-35/2.8) ecco arrivare dai dintorni di Praga questo monumento: 



innamoramento repentino e utilizzo sfrenato sulle mie due D200 dell'epoca, poi anche con la D2x e la D300 comprate nel 2008, sulle quali forniva a causa del formato DX una copertura pari all'angolo di campo di un 22mm su pellicola 135. 

Poi nel 2009 arriva la D700 ... e oggi (monitorando i metadati di LR) mi accorgo che l'utilizzo di questo obiettivo da quel momento viene del tutto ridimensionato: 

in buona sostanza, da sei anni in qua Max Aquila usa il Nikkor 15mm f/3.5 Ai ne piu' ne meno come un ... effetto speciale, come un filtro creativo, in poche occasioni e sempre col precipuo scopo di far sprofondare l'osservatore in universi dilatati, omnicomprensivi, immaginifici... 






Perche'?
 
Perche' a Max Aquila il wide che interessava realmente si chiamava gia' con le reflex a pellicola 20mm  e l'angolo di campo ottimale per sfruttare le inquadrature piu' ardite che riuscisse ad immaginare erano appunto i 94° di quella lunghezza focale, con i quali bisogna intrufolarsi tra soggetto e sfondo, componendo l'inquadratura che il suo cervello dilatato e' abituato a prefigurare. 
 
mentre con il 15mm...si spia da un estremo all'altro della vita altrui...


e l'inquadratura...te l'impone lui e solamente lui... 
La Gatta da pelare
 
Un 15mm su formato FX e' una bella sfida alle leggi della fisica: 
considerata media la mia statura da 179cm ci si trova sempre e comunque ad una distanza da terra insufficiente per qualsiasi soggetto che non sia di pari altezza 


      
per.....non avere la tentazione di spostare di qualche grado verso il cielo l'inquadratura 



producendosi in distorsioni compositive ...notevoli 
      
Poi...


un 15mm col suo angolo di campo di 110 gradi, prende luce da ogni sorgente luminosa diretta o indiretta 
Basta solo un passo in avanti... 


      
Questi riflessi prendono il nome di flares e ghost... 
I primi sono riflessi di luce prodotti da sorgenti luminose dirette ed indirette. 
(e questo obiettivo, grazie ad un efficace trattamento antiriflesso non ne e' di certo immune, ma nemmeno eccessivamente afflitto...) 
      
I ghost sono invece pittoresche riproduzioni dello schema ottico dell'obiettivo, riflesse diagonalmente sull'immagine, quando si intercetti una forte sorgente luminosa (non per forza presente in immagine), poligonali e circolari in funzione rispettivamente del numero delle lamelle del diaframma dell'obiettivo e della forma e spessore dei gruppi ottici presenti (nel nostro...14 lenti in 11 gruppi) 




      
Tali effetti speciali sarebbero eliminabili con paraluce di adeguata profondita'...ma in una boccia per pesci rossi come questo obiettivo

il petalo di metallo incorporato non basta mai, percio' va ...integrato da una mano (opportunamente fuori campo) che vada a far ombra al riflesso incriminato...con pazienza... 



      


      


      
D'altro canto     non si puo' certo limitarsi ad inquadrare il mondo in bolla, indifferenti alla noia che ne puo' promanare...


 
 
 L'altra faccia della .... medaglia 
 
 ...quando un 15mm Nikkor non prende frontalmente o lateralmente luce, diretta o indiretta, quando cioe' ci si trovi col sole alle spalle, come nei pittogrammi delle scatole Kodak
         

ecco che questo figlio di buona...fusione di terre rare...  comincia a lavorare come si deve (cromaticamente e per contrasto) sistematicamente vignettando...
                  




                  
La vignettatura e' fisiologica per una boccia di vetro :  non potra' mai essere compensata ne' da chiusura di diaframma        


f/3,5
                  

f/16
                  
ma nemmeno esaustivamente via software di sviluppo: la differenza di luce ai bordi e' talmente intensa che ogni regolazione apparira' innaturale.        
                  
Quasi meglio riprendere a contrastare con il "controluce" da 110°
     

 
                  


                  


                  
o...con entrambi
   
                  
se non altro, usando diaframmi 16 e 22, non si vede la polvere che si accumula sugli angoli del sensore... 

 
Se le bugie hanno le gambe corte, questo obiettivo ve le potrà allungare di nuovo ....
 
Perche' basta un movimento di spalle o di collo durante l'inquadratura per mandare a ramengo qualsiasi allineamento dei punti di riferimento nella composizione dell'immagine...




tutto cio' porta anche al fatto che il soggetto nitido nella foto, oltre quello messo a fuoco, e' una variabile dipendente dalla messa in bolla (o non ...) dell'inquadratura



Se siete assetati di precisione nella messa a fuoco....non sara' questa la focale che vi dara' sazio


 
La Soluzione ?
E' quella di usare questo obiettivo la' dove ci porta il cuore
senza la pretesa di ... riproducibilita' del risultato propria della fotografia:
con un 15mm non si ottengono due foto uguali dello stesso soggetto, inutile insistere: meglio abbandonarsi!
Questo Nikkor di 36 anni fa e' ancora oggi qualitativamente insuperato per la maestria ottica e costruttiva che determino' l'auge dei progetti Nikon.
Quell'auge che oggi vorremmo riprodotta (quella si') nel coraggio e nell'audacia che condusse questi ingegneri giapponesi a superare i riferimenti tedeschi dell'epoca. E che ne determinarono l'irreversibile crisi.
 
Fotografando...
 
arte





architetture




gente





luoghi





...incuranti delle regole classiche o della perfezione: niente ricerca di LOCA o di Colour Fringings, qui si recita a soggetto...
 

© Max Aquila 2015 - Nikonland
[test di agosto 2007]


Duemila scatti in due ore danno la misura dello straordinario feeling con cui il recensore si é trovato con questo meraviglioso super teleobiettivo, tra le migliori ottiche mai prodotte da Nikon.

Si tratta della seconda realizzazione - dopo il fantastico manual focus con CPU 500/4 AIs P - di questa focale e questa apertura.
Incorpora la prima versione del motore interno per un autofocus rapidissimo. La versione AF-I, diversamente dalle attuali versioni AF-S, é gestita da una coppia di motori elettrici coreless, al posto del generatore di ultrasuoni.
Senza che questo si ripercuota eccessivamente sulle prestazioni (nell'uso normale non trovo differenze apprezzabili rispetto all'AF-S del 300/2.8, nell'inseguimento qualche impuntatura c'é, ma questo é un 500 mm ed é pure uno stop meno luminoso !), non dà fastidio ai cani ...

Costruito per durare tutta la vita di un fotografo ha un maniglione che può essere usato anche per il trasporto, in stile valigia :

 
A proposito di valigia, c'é proprio una valigia in alluminio per il trasporto :
 

 
Il paraluce é in metallo ed é lunghissimo.
I filtri sono alloggiati nel classico cassettino posteriore e sono da 39 mm.
Geniale il polarizzatore con un sistema di ingranaggi a rotella che ne consentono un agevolissimo uso con il solo indice !
 


 

L'AF-I Nikkor 500 F4 IF-ED é stato messo in produzione nel 1993 e fino al 1998, anno in cui é stato sostituito dalla prima versione AF-S.

Composto da uno schema a 9 lenti su 7 gruppi, ha un peso di 4,2 chilogrammi.
La messa a fuoco minima é di 5 metri.
Per evitare escursioni a vuoto della messa a fuoco é presente un selettore che consente di limitare il campo da 10 metri ad infinito, oppure in campo vicino, da 5 a 10 metri.
 

Dettaglio dei filtri da 39 mm

Dotazioni : filtri, paraluce, cappa parapolvere in pelle, cinghia di trasporto

Valigia in alluminio con due maniglie
Ne sono stati costruiti solamente 876 esemplari, numerati dal 200001 al 200876 tra il novembre 1994 e il luglio 1997 contro i 7.203 pezzi della versione AIs-P e gli oltre 3.000 delle versioni AF-S.
 

Come dicevo, la versione precedente la MF 500 F4 IF-ED P AIs, composta da uno schema di 8 lenti in 6 gruppi, é stata in produzione dal 1988 al 1993.
La resa ottica é molto simile con nitidezza e qualità dei colori ai massimi livelli.
Simile in tutto tranne che nella messa a fuoco, é però più compatto, con soli 2,95 kg.
 


Nel 1997 invece, Nikon ha introdotto la prima versione del 500/4 motorizzato con il nuovo motore Nikon Silent Wave, con un nuovo schema ottico da 11 lenti in 9 gruppi, cassettino filtri da 52 mm, peso ridotto a 3,8 chilogrammi ma sempre con distanza minima di messa a fuoco di 5 metri.
Questo modello é stato rinnovato nel 2001 con l'introduzione di parti in carbonio che ne hanno limitato il peso a 3,4 chili con una lieve riduzione della minima distanza di messa a fuoco a 4,6 metri.
 

Il 500/4 AF-S é esteticamente molto diverso, più raffinato e più snello, con un attacco per il treppiedi più sottile (e meno robusto).
Mentre il 23 agosto 2007 é stata presentata la nuovissima versione che oltre al motore AF-S incorpora anche lo stabilizzatore e il gruppo di lenti con il trattamento ai nano-cristalli di argento :
 


L'obiettivo é fantastico e splendidamente costruito ma a noi interessa ancora di più sapere come va.

Ebbene, io l'ho trovato stupefacente.

Non importa se si inquadri un soggetto lontano o vicino :
 

Blevio, primo bacino del lago di Como, inquadrato da Villa Olmo a circa 5.000 metri di distanza (non é un crop)

Bellezza al sole, lungo lago a circa 15 metri di distanza
il risultato é sempre esemplare per nitidezza, brillantezza e tenuta dei colori !

Soggetti umani :
 
 
 
Pennuti :









Quadrupedi :











Soggetti acquatici :









Con duplicatore TC-14E II per uno splendido 700/5.6 (da usare però solo in giornate fortemente assolate !) :

 
La perdita di dettaglio é irrilevante. La canoa é passata a circa 50 metri dalla riva. Non si tratta di un crop !

 

 
A un'ottantina di metri e attraverso una rete si ha la figura intera (non é un crop !) ...
Chi ha detto che il ritratto si fa solo col 105 mm ?
 

 
A circa 25 metri (non ? un crop !)

 



 

Questa é la gettoniera di un cannocchiale per turisti :
 

 
Una trentina di passi. La leggibilità é completa pur con una profondità di campo ridotta.
Ma ciò che trovo più straordinario é la capacità di strappare letteralmente il soggetto dallo sfondo, completamente dissolto :
 



 
Torniamo alla combinazione 500/4+TC14 = 700/5.6 :
 

 
A centro lago

 
A trenta passi
Conclusioni :


PRO :
Obiettivo straordinario, prestazioni stellari anche con il TC-14E, tra i migliori Nikkor di sempre
Costruzione al massimo livello, una spanna superiore alla versione attuale a mio avviso (specie il collare del treppiedi)
Durabilità eccezionale. Il modello in prova, il 200334 ha una dozzina di anni almeno ma non si vedono affatto !
Resa ottica, sfuocato, colori, nitidezza di prim'ordine.
E' in grado di bucare letteralmente le ombre !

CONTRO :
Il peso e la lunghezza richiedono particolare cura sia nel trasporto che nell'uso. E' impensabile usarlo a mano libera, senza un robusto monopiede, anche uno scatto ad 1/1000'' verrebbe mosso.
Il motore AF-I benché molto performante é inferiore all'attuale AF-S. Inoltre non esistono più i pezzi di ricambio e questo espone a rischio chi se ne dota.
Il diametro dei filtri non é compatibile con quello dell'attuale generazione (39 mm contro 52 mm). Il polarizzatore su queste ottiche é spesso indispensabile.

CONCLUSIONI :
Francamente non capisco perché molti fotografi naturalisti (e non) stanno cedendo questo genere di obiettivi per dotarsi del pi§ performante e moderno (ma tutt'altro che affascinante) 200-400/4 VR.
Il 500/4 nella versione AF é secondo me un'ottica impareggiabile con prestazioni del tutto paragonabili al 300/2.8 ma con 200 mm in più al costo di uno stop.
Insostituibile sia nella fotografia generale che in quella specialistica (sport in particolare e natura).
Più compatto e con una resa migliore del 600/4, secondo me é un must.
Piangerò lacrime inconsolabili quando dovrò restituirlo a fine mese ...

Con TC-17E, soluzione d'emergenza ma perfettamente utilizzabile per un 850 mm F6.7 (anche se fa tanto paparazzo).
Il battello era ad oltre due chilometri.
La ragazza faceva stretching all'ombra, sotto un albero, ad una cinquantina di metri.
Nessun crop.


 



Monza, test liberi di Formula Uno, 28 agosto 2007, variante della Roggia (non sono crop) :
 
 
 

 



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© Mauro Maratta 2007 - Nikonland
[Editoriale di Agosto 2014]
Nel marzo del 2013, come tutti gli anni, ho visitato presso il forte di Bard in Val d'Aosta, la mostra del BBC Wildlife Photographer of the Year (edizione. 2012). Tra le meravigliose stampe mi colpì molto lo scatto perfetto di Sergey Gorshkov di una volpe polare che bisticcia con una coraggiosa oca delle nevi, scatto realizzato sull'isola di Wrangel nel gelido mar bianco a nord della siberia continentale. Come d'uso per questa mostra, nella didascalia di questa immagine, una stampa superba formato 50x70, erano riportati i dati di ripresa: Nikon D300s, ob. Nikon 600/4, exp: 1/2000 f/5 iso 640; Gitzo tripod. Sobbalzo: D300s?! Accantono la nozione, poi a Maggio il National Geographic Magazine, seguito a Ottobre BBC Wildlife Magazine, pubblicano buona parte de lavoro di Sergey Gorshkov nel gelo polare. Sono immagini magnifiche e, se tanto mi da tanto, molte di queste vengono da un sensore 12Mp D300s.
 
  
 
Tra il numero di Maggio di NG Magazine e l'edizione di Ottobre di BBC Wildlife, abbiamo trovato il tempo per fare un viaggio in Costa Rica. In questa terra stupenda, che offre milioni di opportunità fotografiche, l'unica vera esperienza che vale la pena evitare è quella del furto dell'attrezzatura (oltre che dei documenti, soldi ecc …). Rimasti in brache di tela in quel del Centro America tropicale, con oltre metà vacanza ancora da trascorrere, mi si è prospettata concretamente la peggiore delle situazioni: non poter più fotografare in un luogo così spettacolare e meraviglioso. O meglio, non è che si può fare tutto con il 200-400 !! Fortunatamente avevo con me la D300 con l'intenzione di utilizzarla per le (poche) riprese subacquee. Così la D300 è uscita dallo scafandro e accoppiata con l'esasperato (ma divertentissimo) Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM mi ha consentito di scattare quelle immagini caraibiche che per tanti anni ho immaginato di vedere con i miei occhi. In questa sfortunata occasione la D300 ha fatto da backup a D800 e D700 sottratte da abili “ladrones”. Nelle riprese di paesaggio wide, con l'uso di un buon cavalletto e, dove necessario, il ricorso al bracketing da ricomporre in HDR, la D300 mi ha consegnato le foto che cercavo, il tutto operando ad oltre 30° con un tasso di umidità superiore al 90%, umidità tanto intensa da mantenere perennemente madide d'acqua le fasciature in tela con cui ricopro le gambe del Gitzo GT3541LS.
 
  
 
  
 
  
 
  
 
L'esperienza centro americana e le foto di Gorshkov del BBC Wildlife, mi hanno fatto riflettere sul perenne ed inarrestabile meccanismo che ci fa sbavare per il modello nuovo di fotocamera fino a lasciar languire nell'inutilizzo il modello sorpassato, vecchio, obsolescente (??). La D300 è stata la mia prima fotocamera digitale. Mi aveva affascinato con la sua capacità di registrare sfumature di colore e di toni perché, con le dia 35mm, alcuni colori si perdevano inesorabilmente. Fu uno scatto ad una rosa canina, fatto al parcheggio della Fagiana al Parco del Ticino di Ponte Vecchio di Magenta, che fece la differenza. Pur nei limiti del monitor, il delicato tono rosa dei fiori era stato registrato, così come il verde delle foglie e l'azzurro del cielo, e questo era uno scatto impossibile per qualsiasi pellicola invertibile. Se questo era il prodotto della D300, figuriamoci cosa avrei potuto registrare con la D3! Infatti ne fui stregato, tanto da affiancare all'ammiraglia, non appena mi fu possibile, una più piccola e maneggevole D700. La D300 già dopo due anni finiva così nelle retrovie, usata più per il suo ritaglio DX che per altre qualità specifiche.
 

Rosa Canina, Parco del Ticino - Maggio 2008
Nikon D300 ob. Nikon AF-S 17-35/2.8 ED, Manfrotto 055 Arca B1.
 
  
 
Quando iniziai a frequentare attivamente Nikonland, la D3 era sul mercato da un anno e la “mia” D3 era da pochi giorni divenuta compagna e compendio della D300. Leggendo recensioni e commenti sul forum, feci un'amara previsione. Mi vidi in un prossimo futuro nel quale avrei fatto la parte del dinosauro, del conservatore, ancorato a macchine vecchie, superate, antiche. Sì perché non riuscivo a figurarmi, e tutt'ora ho serie difficoltà, qualcosa di meglio dei file D3. Ovviamente nei limiti del caso, perché già con la D3s gli ISO sono saliti, con la D4 e D4s sono aumentati i pixel, eccetera eccetera, tutte cose che sappiamo. Vero, come vera si è confermata la mia previsione. Leggo post, discussioni, interventi, ci penso e non capisco. Trovo dichiarazioni di chi si arrovella nel voler sostituire la D3s con la D4, chi dopo pochi mesi di D800 vorrebbe cambiarla con non si sa cosa, chi vende il 500mm perché tra un paio d'anni uscirà il modello nuovo e il modello corrente sarà troppo deprezzato (bravo, e intanto con cosa fotografi, col tubo dello scottex?). Ho letto veraci dichiarazioni d'amore per la D600/610. Non metto affatto in dubbio che sia una fotocamera dotata di un ottimo sensore, ma è anche la FF di casa Nikon di fascia Entry level, in buona sostanza non ci rammarichiamo se un mese dopo quell'acquazzone estivo, imprevisto, la nostra D600 possa presentare qualche problemino...
 
  
 
Come tutti, nel materiale fotografico ricerco la praticità d'uso e il risultato appagante. Come per molti, il mio fotografare è una ricerca di opportunità fotografiche, cioè occasioni per divertirmi a produrre qualche immagine che mi soddisfi. Di certo la mia non è la caccia all'ottimo optoelettronico assoluto. Da sempre utilizzo gli strumenti che mi posso permettere e che ho a disposizione, in buona sostanza non rinuncio ad un'occasione di ripresa solo perché con uno strumento migliore potrei sfruttare meglio quell'opportunità. Sembra un'osservazione bizzarra, ma se ci si pensa, con onestà, non lo è poi così tanto.
La spinta a rinnovare il nostro equipaggiamento dovrebbe partire dalle nostre reali necessità di utilizzo. Il tambur battente del mercato ovviamente spinge in direzioni che apparentemente coincidono con la nostra urgenza pratica, ma se si guarda con maggiore attenzione non si può non riconoscere che quei messaggi sono solo operazioni di marketing, e dovremmo essere in grado di mantenere l'opportuno distacco da utenti maturi e consapevoli. Ecco, appunto, il condizionale è d'obbligo, perché nella pratica siamo troppo spesso in balia del vento che tira, finendo per immaginare chissà quali vantaggi e superlativi risultati ottenibili con il nuovo modello di fotocamera ed obiettivo.
 
  
 
Questa corsa agli armamenti, questo perenne “rush” che da oltre dieci anni ci coinvolge, me compreso, temo vada a danneggiare, più che a migliorare, le nostre produzioni fotografiche. Scrivo queste note proprio per rifletterci sopra e cercare di sollevare quella che per ora è solo un'intuizione, l'intuizione di qualcosa di irrazionale, dissennato, un po' folle. Nell'era digitale, per arrivare ad una conoscenza solida di un particolare modello di fotocamera, ci va del tempo. Non è più come ai tempi del film quando, una volta individuato il posizionamento comandi, ben poco rimaneva da conoscere per padroneggiare al 100% la nuova fotocamera. Si finisce quindi per dismettere un apparecchio ben prima d'averlo usato per l'interezza delle possibilità offerte; come dire che non si è neppure completata la fase transitoria di conoscenza dello strumento, e il regime produttivo rimane una chimera, un target da trasferire al prossimo modello e poi a quello dopo ancora, così via.
Cambiare macchina e obiettivi, in modo quasi compulsivo, non migliora le nostre foto. A crescere sono solo i profitti dei venditori (e, mi auguro, anche dei costruttori). Considerando lo stato di concreta maturazione del settore digitale, forse è tempo di riflettere serenamente al nostro modo di produrre immagini più che allo strumento che usiamo per farle. In altri termini, per citare un caro vecchio amico fotografo, è sempre utile spremere a dovere le nostre macchine e i nostri obiettivi, mediando tra ciò che questi arnesi possono dare e quello che noi vorremmo ottenere. I risultati di queste mediazioni portano sistematicamente a buone immagini. Del resto questa nozione la conosciamo per bene tutti quanti, ma troppo spesso ce ne dimentichiamo. E allora, ogni tanto, è bene ravvivarne la memoria.
 
La mia esperienza con la D300 conferma le perplessità fin qui raccontate. Passata in quarta fila, dopo l'ingresso della D800, è tornata, per forza maggiore, in prima linea e mi ha fatto riscoprire ciò che in verità avrei già dovuto sapere, cioè che da quella fotocamera si possono ottenere valide immagini. Anche se non visiterò mai l'isola di Wrangel nel nord della Siberia, so che dai file della D300 posso produrre stampe enormi di ottima qualità. Insomma, sta a me usarla bene, ed è una parte de mio corredo a cui difficilmente posso (non “voglio”) rinunciare.
 
  
 
 
© Valerio Brustia 2014 - Nikonland
[Editoriale di Marzo 2015]
Dedico queste righe a Luca Bugamelli. Luca era un fotografo che viveva di ritratti ai bimbi, di cresime, comunioni e matrimoni. La rivoluzione digitale gli ha portato via il lavoro e il suo negozio, sul sagrato della chiesa. Una male grave e spietato lo ha portato via da questa vita. Luca era del '68, come me. Non posso non pensare a sua moglie, ai suoi bambini, alle sue sorelle, che proprio in questi giorni misureranno il gelo profondo del vuoto, il peso violento dell'assenza di una persona amata che non c'è più. Luca era un Fotografo e non un "photoshoppografo" per questa ragione le riflessioni che seguono mi rimandano a lui, alla sua storia, che poi, per evidenze anagrafiche, è la storia di tutti quelli che hanno iniziato a fotografare nel '900.
 
Ho scritto queste osservazioni più di un anno fa. Ho temporeggiato ad aprire una discussione, un confronto, perché è una faccenda che mi spiazza, mi mette in difficoltà. La notizia che il WPP edizione 2015 ha dovuto scartare il 20% delle foto selezionate per eccesso di elaborazione, mi ha fatto decidere. Eliminare dalla corsa delle finaliste 1 foto su 5, non è un dato da sottovalutare. Significa che qualcosa sta cambiando, in modo massiccio, comune e diffuso, nel modo di fare fotografia. Anche Ansel Adams operava pesanti interventi sull'immagine, ma rimaneva un fotografo e non un "illustratore". Ora l'accessibilità universale ed "easy" all'elaborazione dell'immagine rende il confine tra fotografo e illustratore molto più labile, e forse mi vien da pensare che nemmeno possa più esistere. E io da che parte sto? Non lo so ancora.
 

camera chiara ... al buio
 
Accendo il computer e scopro l'isola che non c'è.
Volte notturne affollate di stelle e galassie, nubi infuocate, cieli azzurri popolati da bianchissimi nembi illuminano e dominano paesaggi dai verdi squillanti, dalle rocce rosse, gialle e blu venate di ogni cristallo immaginabile. Queste sono le immagini che popolano i social network di ogni forma senso e tipo. Si, ma io non son mica nato ieri, e un po' di mondo l'ho visto (poco) e in questo mondo, questo qui sul quale tutte le mattine poso i piedi quando balzo giù dal letto, io questi bei colori Puro Pantone li ho incontrati raramente e, nel caso, difficilmente tutti insieme. Sarò nato sfortunato? Sarà che non sono "buono" a cercare le foto? Purtroppo mi sa che la faccenda è un po' differente e tira in ballo una parola che sembrerebbe azzeccarci poco con la fotografia. Quella parola è Pudore.
 

I colori del crepuscolo sono inconoscibili. La fotocamera li vede. Che faccio, li butto?
 

Mentre mi procuravo i geloni a mani e piedi il cielo sopra la testa non era mica una luminaria del genere. Le stelle le ho cavate dal RAW con le tenaglie di Lightroom.
 
Non credo che occorra lanciarsi in analisi approfondite sul diritto di manipolazione dell'immagine, sul contenuto iconografico, sulla comunicazione, sull'etica della fotografia. Per come la vedo io la faccenda si gioca tra quello che osserviamo con i nostri occhi, nel mondo, e quello che la fotocamera digitale riesce a catturare. La nostra fotocamera, nonostante gli sforzi prima della chimica e oggi dell'elettronica, può solo approssimare quello che vediamo. Con questo presupposto risulta evidente che non esiste una realtà assoluta, una visione da museo di Sevres dei Pesi e delle Misure e, del resto, il senso della vista può variare da un essere umano ad un altro (i semafori hanno tre lanterne per i daltonici). Quindi non si tratta di non essere fedeli alla realtà, questa è una critica infantile che comunque qualcuno ancora tira fuori. No la faccenda è più sottile. I fotografi ai tempi del film erano sottoposti a vincoli decisamente rigidi, si poteva scegliere una emulsione piuttosto che un'altra, utilizzare filtrature ad oc ed intervenire, limitatamente, sulla stampa finale. Era evidente come il campo d'azione fosse comunque ristretto. L'elettronica ha rotto ogni catena, sciolto tutti i legacci, abbattuto qualunque steccato e i cavalli sono scappati (e pure le mucche), in tutte le direzioni. In Post Produzione sullo schermo di un PC delle nostre foto possiamo fare praticamente di tutto, ed è qui, in questa libertà, che si nasconde il boccone avvelenato, perché è naturale agire per ottenere quello che avremmo voluto vedere (e che chiunque vorrebbe vedere) piuttosto che riprodurre quello che abbiamo realmente visto, di cui siamo stati testimoni, ma quando questa azione supera una certa soglia (invisibile) allora si è perso qualcosa che io chiamerei "il comune senso del Pudore". Ecco spiegato il riferimento.
 

Con le diapositive questa foto me la SCORDAVO! Ora con LR bastano trenta secondi di pennello selettivo.
 

SPUDORATO. Lungo la statale Padana superiore le spighe ondeggiavano nel vento e nel BUIO PESTO. Con un Trick ti apro le ombre e la magia è fatta.
 

Il mare della Baia di Porto Conte in Sardegna è Verde. Forse non proprio così verde, ma non è colpa mia: ho alzato solo il contrasto e aumentato l'esposizione 
 

Io sono stato nel bosco a sinistra. Quello a destra è saltato fuori in salotto.
 
Ma no Valerio, esageri, sei solo un rompicoglioni.
Che sarà anche vero, ma non sono troppo convinto che la faccenda si possa liquidare così. Facciamo qualche esempio. Decidiamo di andare in vacanza in un certo luogo di cui abbiamo visto fotografie magnifiche, spettacolari; giunti in loco scopriamo che sì, è bello, ma oggettivamente c'è sempre un po' di foschia, il cielo infuocato non lo vediamo mai e i cespugli sono sì verdi, ma un verde normale, un verde bello, ma che non urla come le fronde di quercia la prima settimana di maggio. Allora da fotografo non commerciale, che non deve soddisfare alcun cliente e che fotografa per il piacere di raccontare a sè stesso e a chi ha voglia e tempo di passare di qui, perché scivolare in questa traduzione esclamativa della percezione visiva? Perché!
Perchè è bello. E' bello cavare da una scena sciatta, piatta, povera di colore e di toni, un'immagine accattivante, affascinante. Altre volte è utile, nel senso che consente di apprezzare dettagli altrimenti offuscati e incerti, come nelle mie riprese fangose nelle acque dolci di casa che prendono vita solo attraverso l'uso di Lightroom.
 

La Lama Grande di San Nazzaro Sesia è popolata di carpe di 10-20kg. Vederle nella "murky water" è una bella sfida.
 
Ecco qui, presto trovato, un esempio di inganno innocente, ma pur sempre di inganno. Il lettore ignaro, guardando la sola foto di destra, potrebbe ragionevolmente supporre che la Lama grande di San Nazzaro Sesia sia una polla sorgiva stile Mnzima Springs e non uno stagno fangoso ed eutrofico con acque che in estate toccano i 30°C ed in cui solo le alghe brune riescono a sopravvivere soffocando tutte le altre piante acquatiche. Sarà anche stata innocente la mia intenzione iniziale, quella di far vedere "meglio" i dettagli della carpa, ma alla fin fine ho raccontato una bugia, una bugia bella grossa.
 
Ma bravo, e l'interpretazione del fotografo dove la metti?
C'è anche questa questione da tener in conto, però vorrei far notare: ma possibile che tutti TUTTI si abbia la stessa "interpretazione"? E' sì diamine, si punta sempre e comunque a togliere dai piedi la foschia, a tirar fuori qualche colore (il BN è un 'altra faccenda), a rinforzare i contrasti e a scandagliare ogni dettaglio con il miglior "sharpening" disponibile (no questa no, io, per pigrizia, mi chiamo fuori). Infatti non è la tendenza comune che mi fa scattare l'impulso di scrivere, ma l'eccesso, l'uso smodato. Un limite dovrà pur esistere, una soglia che più che dal buon gusto, dovrebbe essere definita dal "comune senso del pudore" (ecco che torna). Una soglia che mi dice che con +25 sulla scala della saturazione siamo fuori dalla grazia di Dio, che la curva dei toni non l'ha scritto Mosè che debba essere SEMPRE una S impennata, che Chiarezza e Vividezza sono dei booster da usare con grano salis. Insomma, una cosa è compensare la limitazione di gamma di un file con gli strumenti utili per equilibrare i toni, aprire le ombre e abbassare le alte luci, avvicinando il risultato a quanto immaginiamo di vedere in condizioni "climatiche" ideali (e fortunate), un'altra è agire con questi strumenti per mostrare qualcosa che nessuno ha mai visto perché, semplicemente, non esiste. Il passo è breve, e sono qui a parlarne perché la vertigine è forte. E' forte la tentazione di tirare fuori colori da qualcosa che quel colore non ce l'ha, o meglio, ne ha di meno. Sembra una cosa da nulla, un gioco, eppure di quel gioco ne stiamo forse diventando involontariamente schiavi?
 

E qui ho interpretato di brutto perchè il Flat Iron era una stecca nera nel cielo che prometteva acqua. 
 

I pioppeti son pure affascinanti, ma vuoi mettere con un bosco vero? Beh "interpretando" con un WB a sentimento va che bel che salta fuori
 
 
Concludo con il Paradosso del terzo Millennio.
Vedo la fotografia di oggi, complice la rivoluzione digitale, avvitata in un paradosso. Il paradosso sta nel mostrare un mondo meraviglioso come questo pianeta, ahimè, non è più. Mentre mari, fiumi, foreste, le campagne, i paesi e le città, imbruttiscono, si consumano o semplicemente degradano sotto il peso, la pressione, della crescenti necessità di una popolazione mondiale in inarrestabile crescita, per contrappasso le immagini di bravissimi fotografi di ogni estrazione e nazionalità ci raccontano una di storia meraviglie, di colori al boombastick, un racconto per immagini di una qualità mai raggiunta prima d'ora. Se questo non è un paradosso allora tocca rivedere il Devoto Oli perché il caso in esame mi pare calzi proprio a pennello.
© Valerio Brustia 2015 - Nikonland
[Editoriale di gennaio 2017]
L'istruzione costa ? Provate a vedere quanto vi costerà l'ignoranza.
Purtroppo i fotografi, anche  quelli con una provenienza informatica tendono a sottovalutare l'importanza della salvaguardia dei propri file, preferendo spendere i propri soldi in obiettivi e fotocamere. Accorgendosi qualche volta in ritardo che, per poche decine di euro risparmiate in una coppia di hard disk, si può andare incontro a spese dieci volte superiori o, in alcuni casi, alla perdita totale delle proprie informazioni.
In questo editoriale porrò l'indice su tutte queste problematiche, suggerendovi qualche modo per dormire più tranquilli dettato dal puro buon senso e dall'esperienza di chi ha commesso tutti gli errori descritti.
Una premessa e qualche aneddoto.
 
Io non sono un tecnico informatico. Non lavoro nell'informatica, non ho studiato informatica.
Sono un normale utente di quei meravigliosi strumenti che sono i computer desktop, oggetti che, utilizzati per quanto al massimo mi è stato possibile, hanno cambiato la mia vita.
Ho cominciato a scuola da ragazzo ad utilizzare calcolatrici programmabili (veri e propri microcomputer) per aiutarmi nelle lezioni. Anche durante il servizio militare ho usato quanto avevo imparato per scrivere programmi di calcolo che utilizzavo (ufficiosamente) per fornire i dati di tiro e di correzione dovuti al vento in quota ai pezzi da campagna.
Ho trasformato e ampliato, accresciuto le mie passioni - musica, fotografia, storia militare, wargames - utilizzando a fondo i computer.
Me li sono sempre assemblati io, secondo le mie esigenze, spendendo 30 anni fa cifre che adesso non spendo per una D5 (!), per avere ... i miei servi elettronici al mio servizio.
Ma mai come negli ultimi anni ho visto crescere a dismisura l'esigenza di archiviazione.
Il mio primo "computer" usava cartucce magnetiche da 128 kilobyte.
Il mio primo PC tipo IBM, aveva un hard-disk da ben 20 megabyte e 512 kb (kilobyte !) di memoria volatile (all'epoca costosa come il palladio ! Tanto che alcuni miei clienti tenevano manciate di chip in sala riunioni sul tavolo in cui facevano sedere gli interlocutori per dimostrare la propria potenza : ne avevano tanti da poterne sprecare alcuni per puro esibizionismo !).
 
Ma era del tutto inimmaginabile come la fame di spazio di archiviazione sarebbe cresciuta con la digitalizzazione della musica, del video e delle immagini.
 
Ragazzi, un file DNG nativo a 12 bit della Sigma sd Quattro H occupa qualche cosa come 146 megabyte.
Stiamo parlando di una sola immagine da soli 25 megapixel.
1000 foto occuperanno 146 gigabyte. In un hard-disk da 1 TB - che qualche hanno fa sembrava una enormità - ne conterrà non più di 6.250.
Ed io spesso faccio 6 o 7000 scatti in una giornata sola di fotografia ...
 
Le schede di memoria sono cresciute a loro volta. Adesso io utilizzo come minimo schede da 128 gigabyte.
E' un attimo riempirle e con l'USB 3.0 ci vogliono pochi minuti a riversarle sul pc.
 
Riversarle dove ?
 
Nell'hard-disk interno.
 
E giorno dopo giorno il volume cresce, si accumula. Fino ad occupare tutto lo spazio.
 
Che si fa ? Al 99% dei casi si acquista un nuovo hard-disk, esterno USB, in offerta.
Ogni giorno ci piovono email di offerte a prezzi irripetibili.
Spesso vedo dischi USB esterni che costano anche il 30-40% meno dello stesso taglio di hard-disk interno.
 
Negli anni tutte queste immagini si accumulano. Anche chi scatta pochissimo ha almeno 5 o 6000 scatti conservati.
E se non è rimasto alla D700 amatissima, si sarà accorto di quanto siano voraci le macchine successive.
Ragioniamo in ogni caso di file da 30-50 megabyte l'uno.
Esigenze che crescono se si fa sport.
Esigenze che sono anche più stringenti se, professionalmente abbiamo obblighi anche di natura giuridico-contrattuale con i nostri clienti di conservazione dei "negativi digitali" per tempo.
 
E' una problematica che cresce ogni giorno e allo stesso tempo - mi accorgo - viene trascurata.
Sono pochi quelli che nel nostro sondaggio hanno messo trai buoni propositi per il 2017 - quelli ovviamente vengono disattesi a partire dal giorno dopo - quello di mettere mano al sistema di archiviazione delle proprie immagini.
 
Sistema di archiviazione che non esaurisce il problema. Perchè nessuno sistema di archiviazione è eterno oppure è esente da rischi di guasto o rottura.
Paradossalmente poi, i rischi di guasto crescono proporzionalmente con ... l'inutilizzo.
Un hard-disk non si conserva integro se lo teniamo al "calduccio" colmo di dati, dentro una alcova sicura.
E' facile che il giorno che lo andremo a montare, si scopra ... del tutto morto.
Perchè gli hard-disk sono progettati per lavorare a caldo, accesi e in rotazione.
Anche quelli non espressamente garantiti per il ciclo di 7/24.
 
Eppure il fotografo medio non solo trascura questi aspetti ma tende a disinteressarsene.
Un nuovo hard disk costa poche decine (o poche centinaia di euro).
Ma il prossimo acquisto di memoria di massa viene rimandato. Mentre si accelera quello del nuovo obiettivo da 1000-2000 euro. E' più divertente. E fa stare meglio.
 
***
 
Aneddoti del secolo scorso e di quello in corso
Ricordo un collega, oramai nel secolo scorso.
Aveva deciso di documentare tutta la crescita del suo primogenito con la sua nuova compattina digitale.
 
Finita la scheda, tranquillo e sereno, ha cominciato a riversare le sue immagini su un CD riscrivibile.
 
Scrivendo un nuovo settore per ogni gruppo di file letti dalla scheda.
 
Pensava di risparmiare, perchè scrivere un CD ogni volta per poche foto sarebbe stato più costoso.
Io gli consigliavo diversamente. Allora gli hard-disk costavano molto più di oggi ma i file erano più piccoli.
Non c'erano ancora quelli esterni, non esisteva l'USB.
Conservali sull'hard disk. E un back-up su CD una tantum, giusto per sicurezza, per normale precauzione.
 
Gli dicevo, guarda che i riscrivibili lavorano su una tolleranza minima, anche sul piano meccanico, la perdita di un solo settore di concatenamento - scritto su uno strato leggero di vernice fotosensibile con laser a bassa potenza - ti può far perdere tutto quanto.
 
Cosa che una mattina mi confessò.
Ho perso tutte le foto della creatura, tranne le ultime.
Ma non avevi una copia di sicurezza ?
 
Si, un altro riscrivibile.
 
E l'hai controllato ?
Si, non si legge più nemmeno quello.
Aveva, il poveretto, perso tutte le foto. In modo del tutto irrecuperabile.
 

 
*
 
Andiamo a tempi più vicini a noi, 2014.
Il sottoscritto, power-user, in un eccesso di confidenza con il mezzo, decide di rinunciare ai dischi del backup delle foto per fare un upgrade. Lo spazio serviva per copiare altri dati.
Tanto le foto stanno sul raid 5, c'è ridondanza. Non si è mai guastato.
 
Naturalmente la legge di Murphy non è una grandezza informatica, ma la verità è che se una cosa deve capitare, ebbene, capita sempre nel momento peggiore.
E quindi uno dei 5 disk da 2TB del raid si guasta.
Io sono tranquillo. Ne ordino un altro nuovo da Amazon che arriva il giorno dopo.
Lo monto e lancio la procedura di ricostruzione del volume (un raid 5 spezzetta ogni file sui dischi che lo compongono. In questo modo si spreca meno spazio nelle copie di sicurezza e in caso di guasto di un disco le informazioni vengono recuperate dai superstiti).
Cosa succede ? Il controller del raid non riesce a vedere il nuovo disco e non parte la procedura di ripristino.
Viaggio dal tecnico specializzato.
Pacco di dischi nuovi (perchè lui non aveva lo spazio necessario per archiviare i file recuperati).
Due giorni di suspance e si, il recupero si può fare per il 99,9% dei dati.
Ma passano 2 mesi. E ci vogliono 250 euro a disco per il recupero (mentre ogni disco costava materialmente sui 70 euro l'uno).
E andata bene perchè tutti i dischi erano fisicamente in ordine e il recupero è stato solo via software.
Ma in caso di guasto fisico le spese lievitano perchè si deve materialmente portare il disco in camera a polvere, aprirlo, leggere i dati direttamente dalla superficie dei piatti, bit per bit. Con costi che potete immaginare ...
 
*
 
Un mio caro amico mi ha confessato che lui usa una scheda di memoria SD per ogni sessione fotografica.
E la conserva con sopra le foto che ha scattato. Esattamente come ha sempre fatto con le diapositive ("Mica le riutilizzavo le diapositive, le conservo nella loro scatoletta !")
 

 
Du is mej che uan (due è meglio di uno).
 
Mi perdoneranno quelli che comprano quei televisori trendy in alluminio spazzolato con dentro lo stretto necessario saldato sopra, da certi rivenditori di mele americane.
Per quelli il ricettario è sempre quello dello chef a 3 stelle Michelin alle loro tariffe.
Ma per il resto di noi, un normale PC si presta a facili accorgimenti di sicurezza e soprattutto ad upgrade periodici, quando necessari.
 
Oggi il mio consiglio è di fare le cose bene e con metodo.
 

 
Il numero magico è sempre pari. La ridondanza è dispari.
 
Il disco di avvio di Windows e dei programmi non deve contenere le immagini.
Quel disco, meglio se SSD, potrà contenere per velocizzarne la lettura, il catalogo di Lightroom per chi lo utilizza.
Ma le immagini vanno messe su un hard disk a se stante utilizzato solo per le immagini.
E duplicate immediatamente su un altro hard disk di dimensioni identiche, appaiato al primo.
Il backup dovrà essere sistematico e continuo. Mai dimenticarsi.
Perchè facilmente il prossimo guasto si verificherà il giorno che non hai fatto il backup.
Meglio lasciare le ultime foto nella scheda che hai usato e per la prossima volta, uscire con un'altra scheda.
Questi dischi sarà meglio che siano interni. E che - se possibile - restino sempre attivi.
Gli hard disk sono dispositivi meccanici, pensati per ruotare. Fintanto che girano funzionano.
Ogni accensione e spegnimento è uno stress.
Io ho dischi in un NAS che é acceso 24 ore su 7 giorni da 3 anni. Ne monitoro lo stato di salute con il browser. 3 dischi stanno benone, uno è ancora entro i parametri normali. Ma il mese prossimo li sostituirò tutti e 4.
 
Per andare ad un livello di sicurezza superiore sarà opportuno fare un ulteriore backup, su un ulteriore hard-disk, questa volta esterno.
Ma non su un disco USB, sentite a me, magari di quelli scontati a pochi euro.
Sapete quanto me ne sono rotti ? L'alimentazione e la scheda di questi ordigni non vale nemmeno un euro.
Se si guasta, qualche volta il disco si recupera ma 9 volte su 10, il contenuto si perde.
Meglio usare un normale hard disk interno, utilizzato su un connettore USB leva e metti.
Finito di aggiornare il back-up (il secondo back, non il primo), questo disco andrà conservato, magari in ufficio, a casa della mamma, in cassetta di sicurezza.
Pronto in caso di emergenza e di perdita del primo back-up.
Ma attenti. Un disco non è eterno, specie se resta spento a lungo.
Ogni tanto lo dovete verificare ...
 
Prevenire è sempre meglio che curare. Mai rimandare a domani, ciò che si doveva fare ieri.
 
Gli hard disk é meglio che non vengano mai utilizzati per intero. La lettura si rallenta e il disco e la testina sottoposti a stress. Meglio prevedere la sostituzione di un disco quando si raggiunge il 75% della capienza.
Per ora la tecnologia consente di scalare a dimensioni più ampie.
Sul mercato cominciano a comparire gli hard disk da 12 e 14 terabyte. Pare che si potrà arrivare anche a 20-24 prima di cambiare sistema.
Consiglio di fare l'upgrade per tempo.
 

 
Tanto lo spazio lo consumerete comunque, se fotografate. E facilmente la prossima camera farà file più grossi degli attuali.
 
Non comprate dischi di taglio dispari. Restate al fattore 2. 1-2-4-8.
Statisticamente i dischi da 1.5 e 3TB si sono dimostrati i più fragili e stanno per essere abbandonati .
 
Pensare in prospettiva.
 
Lo spazio non è mai abbastanza. Meglio abbondare.
Meglio pensare per tempo. Se avete un archivio importante, la spesa sarà sostenuta.
Ma facendola per tempo, la si potrà suddividere mese per mese.
 
Non pensate di essere al sicuro. Comunque un inconveniente prima o poi capiterà anche a noi.
 
I dischi non sono eterni. Prima o poi si guastano. Io consiglio di cambiarli periodicamente anche se vanno bene. Prima che si rompano.
Quelli usati vanno smaltiti, non riutilizzati. Io non li regalerei nemmeno al mio peggior nemico.
Ma soprattutto mantenere un atteggiamento disciplinato e coerente. Mai improvvisare.
 
Mantenete la coerenza, senza colpi di genio e soprattutto, senza rischiare.
Fate i backup.
Comprate dischi buoni, cambiateli periodicamente. Non utilizzateli mai del tutto.
Se possibile non spegneteli mai.
E soprattutto pensate che quanto state accumulando in questi giorni, le vostre preziose foto non più ripetibili. Gli occhi della vostra meravigliosa bambina quando è montata per la prima volta sul suo cavallo, dovrete conservarli nel tempo, per tempo. Per anni.
Insieme a tutto quanto accumulerete nei prossimi anni.
 

 
Il raid è bello ma è complicato
 
Un raid, magari esterno su NAS consente una scalabilità comoda di spazio, usufruibile senza aprire il pc e soprattutto condivisibile.
Però è anche un sistema professionale e di difficile accesso al comune utente.
In caso di guasto il recupero dei dati é possibile solo a livello professionale, da service specializzati che vi fattureranno come se voi foste una impresa.
Quindi se ritenete indispensabile per le vostre esigenze una NAS e scegliete per una soluzione complessa, non vi dimenticate anche in questo caso di fare il backup, confidando che tanto è un sistema intrinsecamente sicuro !
 
In futuro probabilmente avremo banda sufficiente per fare i backup sul Cloud, per il momento è una cosa alla portata di pochi.
Ma per il momento cercate di non sottovalutare questa problematica che dovrebbe invece essere al primo punto del vostro modo di essere fotografi.
Specie se siete dei professionisti e per contratto avete l'obbligo di conservare i negativi se non li avete ceduti al cliente.
 

 
So già che mi state dando della suocera, di queste problematiche avevamo già parlato
So che pensate di essere al sicuro. So che dopo aver letto questo articolo non farete nulla per salvaguardare i vostri file.
 
Ma so anche che prima o poi vi troverete nei guai e vi pentirete di non aver seguito qualche semplice consiglio di buon senso.
 
Per una volta lasciatemelo dire : io ve l'avevo detto 
© Mauro Maratta 2017 - Nikonland
Dopo 66 anni dalla nascita del sistema di obiettivi moderni, Nikon offre finalmente una terna di superluminosi di caratteristiche coerenti tra loro.
E non c'è che da gioirne.
Questo 35mm f/1.2 si aggiunge ad un set di ottiche da sogno, pensate per andare oltre le qualità comuni.
Sostanzialmente privo di difetti nella fotografia che conta, non chiedetemi scatti a mire ottiche, video di focus-breathing, mattoni : non è roba per me.
Io l'ho usato in tre shooting intensi, in tre giorni.
Ma già al primo scatto e già nell'anteprima del display della mia Z9 mi aveva già folgorato.
Nel ritratto ambientato è tale a quale all'85/1.2 che per me è uno standard. Solo più corto.
Nitidissimo quale sia il piano di messa a fuoco scelto, stacca il soggetto dallo sfondo ma lo fa in modo umano e graduale, sfuocando sia il soggetto che il mondo che lo circonda con una atmosfera da sogno.
Resiste anche alla luce nel frame, segue il soggetto con sicurezza anche nel video.
Ma soprattutto ha una caratteristica innata.
Non dubito di riuscire a fare foto di questo tipo anche con il mio più plebeo Nikkor Z 35/1.4 ma il 35mm f/1.2 S ispira e sprona a dare del mio meglio.
Qualche cosa che si può apprezzare solo fotografando.
E potrei anche finirla qui, senza volervi convincere a via di scatti di quello che sto scrivendo. Tanto io ne sono già convinto.
E mi dispiace solo del fatto che non uso con abbastanza naturalezza questa focale da giustificarne, non semplicemente il costo faraonico, quanto lo spazio in borsa che nei miei shooting finirebbe sempre conteso da 85/1.2 e 135/1.8 che mi sono certamente più congeniali.
Il che è un peccato, perché questo 35mm f/1.2 S è veramente un genio. Un peccato sarebbe sprecarne le sue caratteristiche sottoutilizzandolo o, peggio, adoperarlo per fare paesaggio, street e amenità varie dove uno zoom o un fisso da 120 grammi basteranno ad ogni necessità.

Qui lo presento su Z8 per mostrarne le proporzioni ma ammetto che è perfettamente accoppiato con la Z9, tanto viene naturale usarlo in tutte le inclinazioni senza soffrire di torsione di polso e di muscolatura.

delle proporzioni vi accorgete subito. Col paraluce intimorisce (una modella esperta di cose Nikon mi ha chiesto : ma quello è un 35 mm ? Così enorme ?)

senza paraluce è più contenuto ma io vi consiglio di non usarlo mai senza.

per capirci, l'85 è più corto, solo un pò più tozzo. Ma la stazza, il tonnellaggio, il ... dislocamento, sono simili.

la cosa diventa imbarazzante quando nel trio (non ho in casa il 50/1.2 S che vi assicuro è quasi identico per ingombro e misure al 35/1.2) metto il mio 35/1.4.

che letteralmente nuota, a paraluce montato, nel paraluce del 35/1.2

come testimoniato dai due tappi : 20 mm di differenza di diametro, ovvero 82 contro 62.

e da questa foto si capisce bene di che cosa sto parlando.
Insomma, il 35/1.2 è anche più imponente di un 70-200/2.8 ...
La qualità costruttiva è sensazionale e a prova di critica.

anche se io ne faccio a meno, non mancano tasti funzione e ghiere programmabili.
Resta anche il selettore A-M di cui io farei volentieri a meno. Non sapete le volte in cui sono in manual focus senza sapere perchè !
[semplicemente perché mettendo l'obiettivo in borsa, il selettore è passato per sfregamento da A ad M ...].



l'obiettivi è prodotto in Thailand, paraluce compreso.
***
Con tutte queste premesse sembra persino banale ribadire quanto ho già anticipato per i frettolosi nel cappello iniziale.
Io difetti non ne ho trovati. Anche in mano sta benissimo e il peso si sostiene bene. Almeno se siete abituati a maneggiare fotocamere da un chilo e mezzo con obiettivi dello stesso peso.
Il motore non fa alcun rumore ed è efficientissimo. Il controluce gli fa un baffo. La distorsione, se c'è, non si vede.
Le aberrazioni cromatiche anche ad f/1.2 si vedranno forse in laboratorio ma non è una cosa su cui oramai mi soffermo, riguardano il tempo di 58/1.4 e 105/1.4.
Va che è una meraviglia e vi invita ad usarlo più spesso di quanto lo usereste se 35mm non è la vostra focale.
Ecco, lo si potrebbe pensare come un presidio medico per chi non ama questo genere di grandangolare moderato.
Sostanzialmente, inquadrando bene il soggetto (che per me è praticamente sempre una bella ragazza), si usa come un normale.
 
Quelli che seguono sono scatti eseguiti con le mie Nikon Z9. In luce naturale per lo più, sempre esclusivamente tutto aperto. Totalmente senza editing.
Il bianco e nero è stato scelto per togliere distrazioni e mostrare come viene reso il soggetto sul mondo retrostante.
Si vuole mettere in mostra l'obiettivo, non i soggetti, certo non il fotografo.
 






















Per le conclusioni vi suggerisco di tornare all'inizio dell'articolo  non vorrei essere ripetitivo.
Io l'ho trovato eclatante, abbagliante, folgorante, ammaliante. E qualsiasi altra parola che finisca in "ante" vogliate aggiungere, andrà bene.
Sono tentato ma veramente non gli renderei giustizia e quindi mi astengo, sperando che Nikon voglia replicare in futuro con un 105 o un 200mm che sono certamente a me più congeniali.
Ma cavolo, ragazzi, questo è uno dei migliori Nikkor di sempre !
Io ho studiato molto più da autodidatta che per obblighi di formazione scolastica o professionale.
Confesso che mi annoiavo a morte a scuola e quando potevo scappavo in biblioteca per leggere di altro.
C'era sempre qualche cosa che mi catturava di più di quanto c'era a lezione.
Non parliamo del lavoro, dovevo essere preparato al meglio per svolgerlo secondo il mio dovere ma ...
Ma ho sempre studiato per i miei interessi.
Musica soprattutto, soprattutto in gioventù, adesso non faccio altro che strimpellare. Ma conosco la musica molto meglio di tutto il resto, anche o specialmente, quella che non so suonare.
E pittura. Fotografia. Non sono un critico, non mi interessa nemmeno esserlo, nemmeno un esperto. Ma un appassionato.
Ovvero quello che gli inglesi definiscono un amatore.
Tutto questo è parte di me. Della mia sensibilità, del mio gusto. Del mio modo di guardare e di realizzare TUTTO quello che realizzo.
Per questo ho ispirazioni e maestri virtuali, che pure non ho mai conosciuto in vita o di presenza.
Che spesso ripasso, dai libri che ho in casa o guardando le loro opere in rete.
Ci sono anche un paio di "colleghi", uno è il tedesco Peter Mueller, anche lui nikonista, con una sensibilità simile alla mia - a giudicare dalle sue foto e dal suo stile - cui mi richiamo.
Tutto questo contribuisce a fare di me quello che sono. Nelle conversazioni, nel mio modo di vedere e di pensare.
Ma è anche quello che interviene ben prima del momento in cui faccio click (che poi, nel mio caso, è un modo di dire perché oramai io scatto solo in continuo e sempre in silenzioso).
La luce, le ombre, le forme, i colori, i non colori. Quello che riconosco, quello che vedo, quello che voglio ricreare quando scatto viene dal mio zaino.
Che non è una zavorra, è il mio tesoro.
Nel tempo ho scritto di queste cose su questo sito, magari troppo in anticipo per alcune sensibilità, oppure in maniera troppo aulica perché taluni potessero leggere i miei articoli con un punto di vista pratico.
Eppure per me lo sono, in ogni momento, dalla "Luce e sensibilità", fino alla "Dignità di una Fotografia" che se vale, è sempre da stampare in grande.
Pensando a chi ha fatto grande l'arte figurativa e a cui io non sono degno che di ispirarmi e basta.
Ogni volta che sono li e sono pronto a fare ... click.
Qui di seguito metto alcuni link a qualche mio articolo del passato.
In alcuni casi datato nella forma ma non nel contenuto.
Ghergo ed Hurrell mi permettono di guardare il cinema che amo con l'occhio che usava Hitchcock.
Caravaggio per me è la luce, come lo è Velasquez.
Peter Lindbergh è come vorrei essere capace di fotografare, nel modo e nella sensibilità (più che nella dialettica).
Per la sua età, è più uno zio che uno sconosciuto.
Si, lo so, questi articoli sono tanti, vi annoieranno.
Che ci volete fare. Quando ero ispirato e credevo fosse utile, ho scritto molto.
Ora ne ho meno voglia. Mi perdonerete (oppure ne siete lieti ?)
***
 
 
 
 
 
 
Forse siamo stati tra i primi (oppure i primi ?) ad aver comprato l'adattatore Viltrox E-Z (che consente di utilizzare obiettivi a baionetta FE su corpi macchina Nikon Z) ed averne parlato qui su Nikonland
Sono certo però che sia una prima assoluta esserci procurati, grazie ad Alfio Spartà di  
un sontuoso obiettivo Sony G, un pezzo più unico che raro nel panorama dei produttori fotografici, ossia il Sony FE 100mm f/2,8 STF GM OSS, un mediotele molto particolare perchè dotato di un elemento apodittico nel suo schema ottico da 14/11 (contrassegnato col n°1 nello schema) capace di realizzare una morbidezza nello sfuocato, pur mantenendo delle ottime capacità di risolvenza sul soggetto a fuoco, al costo però di ben due stop di luminosità (diventando in effetti un f/5,6 a TA) ottenendo il massimo effetto del filtro apodittico tra f/5,6 ed f/8 attraverso la movimentazione della ghiera dei diaframmi manuale, ben spaziata a terzi di stop nella sua escursione fra TA e f/22

Un obiettivo significativo nel catalogo Sony FE, dove risulta presente fin dal lontano 2017 ed ancora in vendita a circa €1850 di listino (salvo promozioni).

Un obiettivo anche assistito da OSS, ovvero lo stabilizzatore ottico di Sony, oltre che del sistema DDSSM di gestione del motore di AF.
Dotato di una distanza minima di maf generica da 85cm, ma anche di una ghiera che evidentemente sposta un gruppo di lenti per consentire un uso a distanza ravvicinata tra 57cm ed un metro !

Ossia un obiettivo davvero particolare col quale realizzare sia un utilizzo classico da mediotele con diaframma ad 11 lamelle, come ritratto e paesaggio, oltre che un uso a distanza ravvicinata, avvalendosi delle proprietà particolari del filtro apodittico in dotazione.
Un bel banco di prova quindi, per un adattatore di terze parti, come questo Viltrox E-Z

La prima operazione è stata quindi quella di scaricare dal sito Viltrox l'aggiornamento fw dell'adattatore, dedicato agli obiettivi dotati di OSS (l'adattatore è quello di Mauro Maratta, che l'aveva utilizzato con obiettivo invece privo di stabilizzazione interna)
L'operazione non è priva di incerti, dovendo collegare il cavetto proprietario, dotato di quattro pin a spina, dentro l'apposito alloggiamento femmina nel circuito stampato dell'adattatore stesso: lo spinotto ha un verso, suggerito dalla modanatura in plastica, ma ovviamente il cinese che scrive i leaflet, non si sogna di suggerirlo )


Scaricato il firmware con il semplice trascinamento del file dentro la cartella generata dal collegamento al pc via usb, processo immediato e, badate, nessun file vi apparirà nella suddetta cartella (così come non leggevo la presenza del precedente aggiornamento)

Dunque, come detto, non un qualunque obiettivo a baionetta FE e relativi contatti elettrici, ma un bell'esemplare, particolare pure all'interno del corredo Sony, per mettere alla prova questo adattatore Viltrox con tante variabili, come la presenza dello stabilizzatore, il motore AF di prima generazione Sony, la difficoltà della luminosità massima condizionata dal filtro apodittico a densità variabile e ultimo, ma non per ultimo, la variabilità attraverso ghiera della distanza minima di maf.

Cominciamo proprio da quest'ultima per dire che è stato l'unico elemento critico della prova, altrimenti superata brillantemente dall'adattatore Viltrox E-Z
Nel senso che, dopo i primi tentativi a Nikon Z9 accesa, mi sono accorto che la sua movimentazione mandava in tilt qualcosa (probabilmente lo spostamento della ghiera attiva una differente pista elettrica di contatto) con conseguente perdita di funzione dell' AF che resta inerte come se non ci fosse un obiettivo montato.
Ma semplicemente spegnendo la Z9 prima di fare il passaggio dalla posizione originaria a quella Macro o viceversa, tutto torna a funzionare perfettamente.
Cominciamo dal definire l'obiettivo che abbiamo in prova (grazie alla generosità di Fotoluce Palermo)
Vi riporto in un box la descrizione del fabbricante circa le caratteristiche del filtro apodittico in esso strutturato
Ciò definito e considerato anche il fatto della presenza di elementi asferici e a bassa dispersione, diciamo pure di essere al cospetto di un'obiettivo ottimizzato per le brevi distanze e la massima nitidezza del soggetto inquadrato...

oltre alle summenzionate caratteristiche che ne determinano anche una particolare morbidezza dello sfuocato, anche ad aperture medie come quelle imposte dal diaframma in utilizzo.
Certamente, fin dal primo approccio, la messa a fuoco della Nikon Z9 viene rispettata in tutte le sue accezioni e modalità di azionamento, a scatto singolo così come in sequenza, l'adattatore Viltrox riceve dall'obiettivo Sony FE e trasmette alla fotocamera Nikon Z proprio tutte le indicazioni necessarie al perfetto funzionamento, perfino inquadrando le gocce di pioggia sui fili della biancheria

o sulle lampadine appese, sia con tempi lunghi di scatto (assistito dall'ottimo funzionamento combinato dei sistemi di stabilizzazione ottica)

sia con quelli veloci

Cercando poi i colori in una giornata di bel tempo all' Orto Botanico di Palermo, ho messo alla prova questo sistema ibrido, su soggetti dei più vari e alle distanze più differenti, proprio per vedere se in qualche frangente potesse andare in crash la capacità di lettura del Viltrox .



ma francamente, nel corso della sessione di scatto, mi sono più dedicato a capire le potenzialità dell'ottica in uso, proprio per l'assoluta linearità di funzionamento che ha avuto, grazie alla mediazione del Viltrox E-Z
Quindi, colori intensi e matericità dei fiori inquadrati, spaziando tra tutte le aperture concesse dal filtro apodittico (f/5,6 - 6,3 - 7,1 - 8)


riconoscibili nettamente dalla leggibilità, o meno, dello sfondo


come già evidenziato da Mauro nel suo articolo di presentazione del Viltrox, Lightroom riconosce i dati di scatto e lo classifica come obiettivo G, con la sua focale ed il diaframma effettivo (non solo la massima apertura)


il filtro apodittico si comporta a certe angolazioni rispetto alla luce, un pò come un filtro polarizzatore o un ND e influisce anche visibilmente (in certe condizioni) sulla temperatura colore dello scatto, visibilmente anche a mirino...

ma la capacità di avvicinamento del soggetto, talvolta da me accentuata rispetto alla ghiera disponibile di close-up, anche attraverso una lente addizionale Marumi DHG Achromat 330, è davvero entusiasmante, venendosi a trovare a disposizione di un obiettivo davvero particolare per il suo eclettismo...



Il sensore della Nikon Z9 compie il resto del miracolo di questa ibridazione ad innesto, che su Nikonland mai ci saremmo sognati di pensare.




Fiori, animali, cose, persone, città, canzoni, colori, sembrerebbe il giuoco che da bambini facevamo nelle pause a scuola, ma che con due apparecchi come il Sony STF 100 G e la Nikon Z9 ci sono consentiti grazie all'adattatore Viltrox E-Z




In buona sostanza, un semplice anello da poco più di 100 euro di prezzo, che riassume in sè tutte le opportunità che da un matrimonio del genere si possano cogliere:
condividere uscite fotografiche con amici Sonysti: un anello del genere potrebbe aiutare a condividere obiettivi dei due corredi stabilire di lasciarlo montato su quel fisso o zoom che qualcuno ritenga irrinunciabile pensare ad acquistare oltre che obiettivi Viltrox, anche altri universali, magari usati, dotati di baionetta FE.  
Questi gli obiettivi che Viltrox dichiara compatibili:

Speriamo di avere reso un servizio a chi si chiedesse della funzionalità di questo adattatore Viltrox E-Z: per Nikonland è un acquisto consigliato ove ricorrano esigenze specifiche.
 
Max Aquila photo © per Nikonland 2025

 
Abbiamo parlato a più riprese di questo argomento ma riteniamo utile riprenderlo per farne un riassunto pratico, anche perché intanto sono uscite nuove fotocamere Nikon.
Nel nostro discorso ci riferiremo espressamente alle Nikon Z e principalmente a quelle con l'ultima generazione di sensori.
Un sensore fotografico è un dispositivo elettronico capace di trasformare la luce in segnale elettrico.
Il suo lavoro essenzialmente si ferma qui.
La quantità di segnale dipende solo dalla quantità di luce ricevuta.
A parità di luce, la quantità di segnale elettrico sarà sempre costante.
Di fatto i sensori non hanno una sensibilità propria, hanno solo una capacità fissa e costante a temperatura normale, di conversione dei fotoni in elettroni.
Noi però siamo soliti giocare con la regolazione ISO quando abbiamo bisogno di ridurre il tempo di scatto o chiudere il diaframma.
Come reagisce la fotocamera al cambio di regolazione ?
Introduce una amplificazione del segnale.
In pratica, a valle del sensore (letteralmente sotto al sensore fotosensibile) ci sono altri dispositivi tra cui condensatori, amplificatori, convertitori da Analogico a Digitale, memorie.
Gli amplificatori intervengono per regolare la quantità di segnale prodotto dal sensore quando noi vediamo che la luce non è sufficiente.
Aumentare l'amplificazione non è una cosa indolore. Perché si aumenta sia il segnale che il disturbo indotto dalla conversione. Quello che noi chiamiamo rumore digitale.
Quindi più aumentiamo l'amplificazione, per esempio andando da ISO 100 a ISO 3200, più sarà elevato il segnale, avremo la possibilità esporre correttamente alle condizioni di scatto che ci servono.
Ma avremo verosimilmente una immagine più rumorosa come risultato. E altrettanto verosimilmente una minore dinamica sfruttabile in fase di sviluppo.
Tutto questo in teoria, Nella realtà ci sono anche circuiti di soppressione del rumore che filtrano il segnale dal rumore di fondo entro certi limiti.
Ma i progettisti hanno fatto anche altro. Hanno ridotto il rumore di lettura spostando parte dell'elettronica sotto ai fotodiodi (i sensori retroilluminati, indicati come BSI).
Hanno anche introdotto circuiti di amplificazione doppi, in grado di linearizzare il rumore nelle varie gamme di sensibilità teorica.
Riepiloghiamo ?
Il segnale elettrico emesso da un sensore è costante e dipende solo dalla quantità di luce ricevuta, secondo la capacità di conversione del segnale da luce a flusso di elettroni.
Questo segnale può essere amplificato se è troppo debole per permetterci di avere una esposizione corretta.
Noi controlliamo questa amplificazione regolando la gamma di sensibilità ISO (valori derivati per convenzione da quelli stabiliti ai tempi delle pellicole).
Aumentando la sensibilità, viene amplificato il segnale ma viene anche aumentato il rumore e ridotta la gamma dinamica.

Sarebbe sempre meglio cercare di operare alla sensibilità base di un sensore per ottenere il meglio da quel sensore.
Ma ovviamente non sempre è possibile.
DUAL BASE ISO e DUAL GAIN
Abbiamo detto che i progettisti hanno introdotto amplificazioni selettive per migliorare il rapporto segnale disturbo e preservare la gamma dinamica.
Questa circuitazione si chiama DUAL GAIN che in italiano, letteralmente, significa doppio guadagno.
Semplificando, i sensori dotati di DUAL GAIN, hanno due posizioni di amplificazione, una per la gamma bassa e una per la gamma alta.
In questo modo, il primo amplificatore opera linearmente fino ad una certa sensibilità, dopo di che interviene il secondo amplificatore che opera ad un livello superiore.
A queste modalità corrispondono sensibilità native diverse che vengono denominate DUAL BASE ISO.
In pratica ogni sensore dotato di amplificazione DUAL GAIN avrà due posizioni ISO ideali a cui lavorare, una per la gamma bassa da impiegare a condizioni di luce elevata, una per la gamma alta da utilizzare per condizioni di luce scarsa.
 
In questo diagramma abbiamo la rappresentazione grafica dell'andamento normalizzato del livello di rumore alle varie posizioni ISO per Z6 II e Z9 II.

I punti base sono rispettivamente il minimo ISO conosciuto per le due macchine, 100 ISO per la Z6 e 64 ISO per la Z9.
Come vedete la gamma no è lineare. Il rumore cresce gradatamente aumentando la sensibilità ma ad un certo punto si ha una inversione verso un valore minimo che è paragonabile a quello esistente alla sensibilità minima.
Ovvero, la Z6 a 800 ISO ha un rumore quasi pari a quello che ha a 100 ISO ma visibilmente inferiore a quello che ha a 640 ISO, la posizione appena inferiore a 800.
Per la Z9 invece questo succede a 500 ISO e in modo ancora più netto, perché il sensore della Z9 è intrinsecamente più rumoroso di quello della Z6, essendo a doppio strato.
Ripartendo dalla seconda posizione base, aumentando la sensibilità il rumore aumenta in modo lineare senza più inversioni.
Questo "gioco" consente di mantenere alle due posizioni la gamma dinamica massima del sensore, cosa che senza DUAL GAIN non sarebbe possibile.
 

quest'altro diagramma è meno utile in termini pratici ma evidenzia ancora di più il salto (è il rumore in ingresso del sensore).
 
Facciamola ancora più breve e ancora più pratica.
I sensori dotati di dual gain hanno una marcia in più che ci consente di massimizzare la gamma dinamica e contenere il rumore alle due posizioni corrispondenti di base.
Per sfruttare questa caratteristica ci conviene evitare di muovere il comando della sensibilità a caso ma cercare di :
impiegare la sensibilità base quando c'è abbastanza luce passare direttamente alla seconda sensibilità base quando la luce non è più abbastanza aumentare linearmente la sensibilità oltre la seconda base, se la luce non è ancora sufficiente con questa piccola accortezza che, ci rendiamo conto, cambierà un pochino le nostre abitudini, ci renderemo conto in fase di sviluppo o anche solo di visualizzazione, che il rumore si mantiene verso il fondo rispetto al segnale e la gamma dinamica è sempre sufficiente ad aprire le ombre e a cercare di recuperare le alte luci (per quanto possibile).
Se ci possiamo permettere un ulteriore consiglio, evitiamo sistematicamente di sottoesporre ma sfruttiamo la gamma ISO lineare per mantenere l'esposizione il più chiara possibile.
Se il segnale è abbastanza sopra al livello di fondo del rumore, sarà sempre possibile ottenere il meglio dalle nostre immagini.
Bene, ma quali sono questi valori per le varie Nikon Z ?
Nello specchietto che segue abbiamo il riepilogo.
Attenzione videografi. Il DUAL BASE ISO per il video RAW/N-LOG è diverso da quello delle foto e bisognerà tenerne conto.
Invece per alcune fotocamere con sensori privi di DUAL GAIN, tutti questi discorsi non sono validi.
 

Nota relativa al video N-LOG (per il video standard le modalità sono identiche a quelle foto) :
N-Log è un profilo di registrazione logaritmico offerto da molte fotocamere Nikon Z (Z6, Z6 II, Z6 III, Z7, Z7 II, Z8, Z9, Zf, Z5 II) per massimizzare la gamma dinamica in modalità video. Questo profilo registra i dati del sensore in modo più lineare, preservando maggiori dettagli nelle alte luci e nelle ombre per una successiva correzione colore in post-produzione. Tuttavia, N-Log altera il comportamento degli ISO rispetto alla modalità video standard (es. Standard, Neutral o Flat), spostando i valori ISO nativi verso l’alto a causa di un cambiamento nel punto di grigio medio (circa 3 stop più alto rispetto alla modalità standard). In modalità N-Log: I valori Dual Base ISO sono ottimizzati per due punti specifici di amplificazione del segnale, dove il sensore offre la migliore combinazione di gamma dinamica e rumore ridotto. I valori ISO nativi sono generalmente più alti rispetto alla modalità standard, perché N-Log richiede una maggiore amplificazione per catturare la gamma dinamica estesa. La scelta dell’ISO nativo corretto è cruciale per minimizzare il rumore e massimizzare la qualità dell’immagine durante la registrazione.   Riepiloghiamo ancora ?
Con la Z8 o la Z9, se c'è tanta luce, sarà sempre il caso di usare 64 ISO, sia per le foto che per il video standard. Per il video N-LOG 64 ISO corrispondono a 800 ISO.
Se invece la luce è insufficiente, converrà passare direttamente a 500 ISO anzichè andare, per esempio a 400 ISO. Perchè rumore e gamma dinamica a 400 ISO sono peggiori che a 500 ISO.
Oltre i 500 ISO la cosa diventa indifferente perché il progresso è lineare.   Per Z6, Z5 II o Zf invece i valori da tenere a mente saranno 100 ISO quando c'è tanta luce, 800 ISO quando ce n'è di meno. Oltre andare a volontà (fino a 6400 o 12800 ISO al massimo).   Nel video N-LOG avremo un miglior rendimento a 3200 ISO con Z6/Z7/Zf rispetto a 2000 ISO.
Con Z8 e Z9 avremo un miglior rendimento a 4000 ISO rispetto a 3200 ISO.   Non ci credete ? Provare per credere.
Nel 1999, quando la pellicola regnava sovrana e il digitale era un sogno costoso, Nikon ha lanciato la D1 : una reflex digitale da 2,7 megapixel che ha cambiato per sempre la fotografia.
Da quel momento, le ammiraglie Nikon – dalla D1 alla D6 – hanno accompagnato fotografi in teatri di guerra, stadi olimpici e abissi oceanici, catturando istanti che hanno definito la nostra epoca. Questa è la storia di una saga tecnologica e umana, raccontata attraverso le lenti di chi ha tenuto una Nikon tra le mani. Su Nikonland.it, celebriamo l’eredità delle D1-D6, non solo come fotocamere, ma come testimoni del nostro tempo.
Che abbiamo vissuto in prima persona.   ***   L’Eredità delle Ammiraglie Nikon: Da D1 a D6, la Rivoluzione della Fotografia Digitale 
 
la Nikon F5 era l'ammiraglia Nikon a pellicola. Lanciata nel 1996 con un design unico rimasto simile fino ai giorni nostri e un autofocus finalmente all'altezza di quello Canon.
Era vincolata dal rullino da 36 pose. Che a 8 frame al secondo finiva dopo 3 secondi.
Le prime Nikon D si sono dovute confrontare con questa eredità, imponendosi subito per praticità e capacità operative.
L’Eredità delle Ammiraglie Nikon 
Nel 1999, quando il mondo della fotografia era ancora ancorato alla pellicola, Nikon fece un balzo audace con la D1, una reflex digitale che non solo sfidò i colossi dell’epoca, ma cambiò per sempre il modo in cui i fotografi raccontano il mondo. Da allora, la serie D – D1, D2, D3, D4, D5, D6 – è diventata sinonimo di innovazione, robustezza e creatività. Queste fotocamere non sono state solo strumenti, ma compagne di viaggio per fotogiornalisti, fotografi sportivi e reporter che hanno immortalato momenti storici, dalle Olimpiadi alle esplorazioni subacquee, dai deserti della Dakar ai teatri di guerra. Ma cosa rende una fotocamera un’icona? È la tecnologia che la alimenta, i fotografi che la impugnano o le storie che riesce a raccontare? Per Nikonland, in quanto custode appassionata di questa storia, la risposta sta in una combinazione di tutto questo : un’eredità che continua a ispirare anche noi che non usiamo più queste reflex.
 
 
La Genesi: Nikon D1, D1X, D1H (1999-2001) 
Quando Nikon lanciò la D1 nel 1999, il mercato delle reflex digitali era un lusso per pochi. Le fotocamere di Kodak costavano oltre 15.000 dollari, ma la D1, con un prezzo di 5.500 dollari, rese il digitale accessibile ai professionisti. Fu un atto di coraggio che segnò l’inizio della transizione dalla pellicola al digitale. La D1 non era perfetta – il suo sensore APS-C da 2,7 megapixel era modesto rispetto agli standard odierni – ma rappresentava una promessa : Nikon ci avrebbe guidato verso il futuro della fotografia. 
Il corpo tropicalizzato, ispirato alla leggendaria Nikon F5, dava ai fotografi la sicurezza di lavorare in condizioni estreme, mentre la compatibilità con gli obiettivi F-mount garantiva continuità con il passato. La D1 non era solo una fotocamera; era un ponte tra due epoche. Nel 2000, fotografi come Bill Frakes la portarono alle Olimpiadi di Sydney, scoprendo una libertà impensabile: le immagini potevano essere inviate alle redazioni in tempo reale, un cambiamento “liberatorio”, come Frakes raccontò in un’intervista su Nikon USA. La D1X (2001), con 5,3 MP, rispose alle esigenze di chi cercava maggiore risoluzione per stampe editoriali, mentre la D1H, con 5 fps, divenne la preferita dei fotogiornalisti sportivi. 
L’importanza della D1 non risiedeva solo nelle sue specifiche, ma nel suo ruolo di catalizzatore. Ha democratizzato il digitale, rendendo possibile a una nuova generazione di fotografi di raccontare storie con una velocità e una flessibilità mai viste prima. Le immagini scattate con la D1, dai campi sportivi ai reportage di guerra, segnarono il declino della pellicola nei media, inaugurando un’era di immediatezza. 
 
L’Evoluzione: Nikon D2 Series (2003-2006) 
All’inizio degli anni 2000, Canon dominava il mercato digitale con le sue EOS-1D e 1Ds, mettendo Nikon sotto pressione. La risposta fu la serie D2, lanciata tra il 2003 e il 2006. La serie si divise in due filoni: la D2H e D2Hs, progettate per la velocità, e la D2X e D2Xs, orientate alla risoluzione. Questa dualità rifletteva il modo di Nikon di rispondere alle esigenze diversificate dei professionisti. 
La D2H, con i suoi 8 fps, era un sogno per i fotografi sportivi, mentre la D2X, con un sensore CMOS da 12,4 MP, attirò l’attenzione di fotografi come Joe McNally, che la utilizzò per progetti di National Geographic, come raccontato nel suo libro The Moment It Clicks. McNally lodava la D2X per la sua resa cromatica, che gli permetteva di catturare la ricchezza dei paesaggi e la profondità dei ritratti. La serie D2 introdusse anche miglioramenti pratici, come un autofocus Multi-CAM 2000 e uno schermo LCD da 2,5 pollici, che resero il lavoro sul campo più intuitivo. 
L’impatto della serie D2 fu quello di rafforzare la fiducia dei fotografi in Nikon durante un periodo di intensa competizione. Non si trattava solo di competere con Canon, ma di offrire strumenti che permettessero ai fotografi di esplorare nuovi territori creativi. Nonostante alcune resistenze più che altro legate al conservatorismo pragmatico di Nikon, si stava entrando in una nuova era.
 
La Svolta: Nikon D3 (2007) 
Nel 2007, Nikon tornò al vertice con la D3, la sua prima reflex full-frame (FX). In un mercato dominato dai sensori full-frame di Canon, la D3 fu una rivoluzione, non solo per le sue specifiche, ma per il modo in cui trasformò la fotografia in condizioni difficili. Il sensore CMOS da 12,1 MP e una sensibilità ISO fino a 25.600 permisero ai fotografi di scattare in situazioni di luce scarsa con una qualità mai vista prima. L’autofocus a 51 punti e la raffica a 9 fps la resero ideale per sport e reportage. 
Fotografi come Steve McCurry e David Doubilet abbracciarono la D3 per la sua versatilità. McCurry, in un’intervista su Nikon USA del 2010, raccontò di averla usata in Afghanistan, lodandone la resa cromatica che catturava l’essenza dei paesaggi e delle persone anche in condizioni estreme. Doubilet, specializzato in fotografia subacquea, sfruttò la D3 per National Geographic, mentre la NASA la adottò sulla Stazione Spaziale Internazionale. 
La D3 non era solo una fotocamera; era una dichiarazione di intenti. Nikon riconquistò quote di mercato e fiducia, dimostrando che poteva non solo competere, ma innovare. Per i fotografi, la D3 rappresentava la libertà di scattare ovunque, dalle strade di Kabul agli abissi oceanici, senza compromessi. 
A metà carriera la D3 fu avvicendata da un modello perfezionato, la D3s che migliorava le caratteristiche di base, nulla di rivoluzionario ma certamente in meglio.
Mentre per chi aveva bisogno di una risoluzione maggiore, la D3x permetteva in anticipo di anni la qualità di scatti da 24 megapixel (ma a che prezzo !).
 
La Maturità: Nikon D4 e D5 (2012-2016) 
Con la D4 (2012) e la D5 (2016), Nikon raggiunse la maturità tecnologica, offrendo fotocamere che eccellevano in ogni contesto. La D4, con il suo sensore full-frame da 16,2 MP e la capacità video Full HD, attirò fotografi come Annie Leibovitz, che la usò per ritratti pubblicati su Vanity Fair, e Corey Rich, che documentò sport estremi. La D4 era un cavallo di battaglia, capace di resistere a pioggia, polvere e urti, come dimostrato dal suo utilizzo in ambienti estremi. 
La D5, lanciata nel 2016, portò l’asticella ancora più in alto. Con un sensore da 20,8 MP, un autofocus a 153 punti e una sensibilità ISO che raggiungeva i 3,28 milioni, era una macchina progettata per dominare. Fotografi sportivi come Matthias Hangst, in un’intervista su Nikon Europe, la lodarono per l’autofocus durante le Olimpiadi, che permetteva di seguire atleti in movimento con una precisione chirurgica. La D5 fu anche adottata sulla ISS, consolidando l’eredità della serie D come strumento per l’esplorazione umana. 
Queste fotocamere rappresentavano la versatilità assoluta. Non erano solo per lo sport o il reportage, ma per qualsiasi fotografo che volesse spingersi oltre i limiti. La D5, con l’introduzione del touchscreen, mostrava che Nikon era pronta a guardare al futuro, anche se il mondo delle mirrorless stava iniziando a farsi strada. 
 
 
La Fine di un’Era: Nikon D6 (2020) 
La Nikon D6, rilasciata nel 2020, è stata l’ultima ammiraglia reflex di Nikon, un “canto del cigno” in un mercato ormai dominato dalle mirrorless come la Nikon Z9 e la Canon R3. Con un sensore da 20,8 MP, 14 fps e un autofocus a 105 punti, la D6 era progettata per i professionisti che non accettavano compromessi. Fotografi come Bill Frakes, in un’intervista NPS del 2020, la utilizzarono per eventi sportivi, apprezzandone la connettività avanzata – Wi-Fi, GPS, LAN – che facilitava il trasferimento delle immagini in tempo reale. 
Tuttavia, la D6 arrivò in un momento di transizione. Con Nikon che annunciò nel 2022 la sospensione dello sviluppo delle reflex, la D6 divenne il simbolo della fine di un’epoca. Non era solo una fotocamera, ma un omaggio a vent’anni di innovazione. Per i fotografi che la adottarono, rappresentava l’ultima evoluzione di un design collaudato, un ultimo baluardo di affidabilità in un mondo che guardava altrove. 
 
Impatto Culturale e Tecnico 
Le Nikon D1-D6 non sono state solo fotocamere; sono state pietre miliari che hanno ridefinito la fotografia. Dalla D1, che ha aperto le porte al digitale, alla D3, che ha rivoluzionato la fotografia in bassa luce, fino alla D6, che ha chiuso un capitolo, ogni modello ha portato innovazioni che hanno ampliato le possibilità creative. L’evoluzione da 2,7 MP a 20,8 MP, da 5 punti AF a 105, da ISO 1600 a 3,28 milioni, racconta una storia di progresso tecnologico, ma è l’impatto umano che rende questa serie leggendaria. 
Fotografi come Steve McCurry, Annie Leibovitz, David Doubilet e Bill Frakes hanno usato queste fotocamere per creare immagini che hanno definito epoche. Le loro gallerie, pubblicate su National Geographic, Vanity Fair o Getty Images, sono testimonianze viventi del potere di questi strumenti. La rivalità con Canon – con le sue EOS-1D e 1D X – ha spinto Nikon a eccellere in robustezza e prestazioni ISO, anche se a volte ha inseguito in velocità o video. 
 

Un’Eredità che Vive 
Le Nikon D1-D6 non sono solo fotocamere; sono state testimoni del mondo, strumenti che hanno catturato l’umanità in ogni sua sfumatura, dalla gloria dello sport alla bellezza della natura. Con l’avvento delle mirrorless, come la Nikon Z9, il futuro è già qui, ma l’eredità della serie D rimane intatta.
 
Per i lettori di Nikonland.it, l’invito è semplice: condividete le vostre storie, le vostre foto, i momenti che avete catturato con queste icone. Perché, alla fine, non è solo la tecnologia a rendere una fotocamera leggendaria, ma le immagini che crea e le emozioni che suscita. 
 
Bene, se siete appena arrivati su questo sito, forse lo troverete complesso.
E in effetti è ... vasto. Nel tempo cerchiamo di semplificarlo seguendo i suggerimenti degli iscritti ma non ce ne vogliate, le cose di cui ci occupiamo sono tante e per tenerle in ordine ci vogliono spazi adeguati.
Questo aumenta la necessità di muoversi tra le pagine per prenderne visione.
In più, anche a distanza di 19 anni dalla prima fondazione del sito, ci ostiniamo a voler concedere agli iscritti la possibilità di esprimersi con spazi propri.
Cosa che aumenta ulteriormente la complessità.
Ma almeno a parole si può semplificare.
Se riuscite a leggere queste poche righe di istruzioni magari riusciamo a darvi un'idea complessiva.
***
Che dite, lo facciamo sotto forma di domanda e risposta ?

 
Il fiore all'occhiello di Nikonland sono gli articoli.
- dove si trovano gli articoli ?
Sono già in prima pagina, alcuni in evidenza, gli altri elencati per data di pubblicazione.
Purtroppo scriviamo tanto (sono un paio di migliaia e più gli articoli pubblicati sinora) e quindi è facile che un articolo interessante scorra rapidamente verso il basso.
Per non confondersi è possibile vedere l'elenco degli articoli per sezione tematica.
 
 
non è complicato, da menù principale si individua la voce Indice Articoli e ci si clicca sopra.
 

entrerete nella pagina degli articoli e sulla sinistra troverete l'albero di navigazione delle categorie.
In base a cosa vi interessa trovare, vi basta scegliere la categoria che vi ispira di più e da qui verrete indirizzati verso il settore che avete scelto.
E' un pò come cercare un libro in libreria o in biblioteca.
Probabilmente è tutto quello che cercate su Nikonland e potete anche fermarvi qui.
Ma nella realtà c'è dell'altro, se solo vi può interessare.
Per esempio, sempre da quel menù in alto potete andare nelle recensioni Nikon Z

 
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Rappresentano un compendio di informazioni e di opinioni su obiettivi e corpi macchina.
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Si, certo. Purché si capisca che Nikonland non è Facebook e non è Instagram.
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Pensiamo che sia chiaro. Se c'è bisogno di dare ulteriori spiegazioni vuol dire che non si è compreso bene cosa sia questo sito.
Per chiedere un parere sulle proprie fotografie c'è un forum apposito (-> QUI <-) dedicato a Commenti & Critiche.
 

 
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Si, i club. Sono aree tematiche riservate gestite da un proprietario.
Ci si arriva sempre dal solito menù in alto

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Non si deve avere una tessera a pagamento. Ma dare un senso alla propria iscrizione che non potrà essere passiva.
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Si, per Bacco, su Nikonland ci sono anche i blog personali.
I Nikonlander che abbiano velleità di scrivere articoli (testo & foto) lo possono fare creando il loro spazio personale.
Ci si arriva dal solito menù in alto :

 
e sono realmente personali.
Benone. Premesso che non è necessario iscriversi e che ci potete leggere anche senza iscriversi, non pretendiamo di aver esaurito ogni dubbio sul funzionamento di Nikonland.
Che resta un sito complesso e che vi richiederà qualche tempo di rodaggio per capirlo.
Ma se avrete interesse e costanza nel partecipare, poi vi ritroverete in un ambiente esclusivo, con diritti speciali, protetto dai maleducati e dalle tigri da tastiera.
A quel punto farete parte della nostra famiglia finché vorrete esserlo.
Intanto, buona navigazione e buona permanenza su Nikonland.it.

Un rullino con la Nikon D3?  Si, c’è sempre il modo di pensare al vecchio rullino da 36 pose.
Nel Maggio del 2010 Kodak ha affidato al fotografo Steve McCurry l’ultimo rullino della famosa pellicola prodotto dalle sue fabbriche, per diapositive Kodachrome. Certo la cosa era simbolica ma il rullino di sole 36 pose allora, in piena era digitale con flash cards che salvavano migliaia di scatti, ha assunto un senso di arca artistica nelle mani di Steve che non ci ha pensato due volte a sfruttare l’occasione.
In questo senso allora, presento oggi, il mio rullino con la mia Nikon D3. Solo che il criterio base di questa raccolta non e’ esclusivamente quello artistico. Si tratta di 36 scatti che tirano fuori il carattere di una macchina rivoluzionaria, presentata nell' Agosto dell'ormai lontano 2007. Scavando nei miei archivi ho tirato fuori le foto che secondo me rappresentano meglio le qualità e le caratteristiche tecnologiche di questo apparecchio, ovviamente filtrate dalle mie capacità espressive e tecniche.
Qui sotto allora troverete degli scatti che ho fatto con la mia macchina in più di otto anni di utilizzo. La raccolta è sudivisa in vari settori della fotografia. Natura con foto di animali liberi ma anche riprese fatte allo zoo, Macro in campo ma anche allo studio, Street in bianco e nero, Ritratto a luce naturale, luce mista e luce totalmente artificiale e controllata, Sport, Giornalismo, Cronaca e per finire foto di Paesaggio.
Insomma ogni tanto tirare le somme fa bene e ci sono vari modi e maniere per farlo. Io ho preferito di fare questo esercizio con la mia fedele Nikon D3 sviluppando un rullino da 36 pose che si e’ matturato in questo periodo di otto anni di uso sodisfacente.
 
Il corredo
Ho acquistato la D3 esattamente un anno dopo la sua uscita sul mercato e fa tuttora parte del mio corredo fotografico. L’ ho adoperata con i migliori obiettivi Nikkor dell’ epoca.
       AFs Nikkor 17-35mm f/2,8D ED        AFs Nikkor 70-200 f/2,8G ED VR        AFs Nikkor 28mm f/1,8G        AFs Nikkor 50mm f/1,4G        AFs Micro Nikkor 105mm f/2,8G ED VR        AFs Nikkor 300mm f/2,8G ED VR        AF Micro Nikkor 70-180mm f/4,5-5,6D ED        AF Nikkor 85mm f/1,4D        AF Nikkor 180mm f/2,8D ED        AIs Nikkor 20mm f/2,8        AIs Nikkor 35mm f/1,4        AIs Micro Nikkor 55mm f/2,8 Mi sono fidato in pieno del suo sistema di controllo CLS (Creating Lighting System) dei lampeggiatori dedicati. Quattro Nikon Speedlights SB-800 controllati tramite l’ unità SU-800 hanno sempre funzionato bene e mi hanno permesso di modellare e dosare la luce come volevo io, specialmente nei ritratti.
 
Le foto sono al classico formato 3:2 frame (formato del sensore). Alcune sono ritagliate nel formato wide 16:9.
 
Natura
 

 

1.     Cigno reale, Cygnus olor, Gennaio2009, Nikon D3, AFs Nikkor 300mm f2,8G ED VR, Iso 800, 1/6400s, f/2.8, VR On.
  
Ripresa in sequenza ad alta velocità con cadenza di circa 9 fotogrammi al secondo in formato FX (36 x 24). La D3, in piena sintonia con il 300mm/2,8G ha una messa a fuoco fulminea e ti permette di fare cose del genere.
 

2.     Rana verde maggiore, Agosto 2008, Nikon D3, AFs Nikkor 300mm f2,8G ED VR+TC-20EII, Iso 800, 1/1250s, f/11, VR On.
 

 

3.     Biancone, Circaetus gallicus,
Nikon D3, Afs Nikkor 300mm f/2,8G ED VR+TC-14EII, Iso 200, 1/8000s, f/4, VR On.
 
Lago di Stymfalia in Grecia. Il VR del mio 300/2,8 funziona da vero bene. Mano libera con il TC-14EII montato e a bassi Iso. Risultato più che buono. La macchina mi ha permesso di seguire il rapace, senza perdere il fuoco e di avere sei-sette scatti buoni. Considerando il fatto che avevo montato il moltiplicatore, che in pratica toglie velocità alla messa a fuoco, devo ammettere che sono stato fortunato.
Ma le impostazioni per l’ esposizione mi hanno restituito delle foto sottoesposte di almeno 2 diaframmi. Sono intervenuto con il Capture NX2 scegliendo lo strumento Color Control Point per schiarire la parte sotto l’ala ed il corpo del rapace senza toccare la luminosità del cielo. La correzione è stata di +2EV. Il file ha resistito e mi ha regalato tutta l’ informazione registrata dal sensore.
 

 4.     Svasso maggiore con i piccoli, Podiceps cristatus, Agosto 2008,
Nikon D3, Afs Nikkor 300mm f/2,8G ED VR+TC-20EII, Iso 800, 1/1600s, f/11.
 
Lago di Revine in Veneto. Uscita col canotto cammuffato per dare il minor disturbo possibile agli uccelli. Non potendo remare forte, per non spaventare l’ avifauna, sono stato in acqua piu’ di 6 ore. E’ stata una esperienza unica  navigare tra gli svassi e la D3 mi regalava scatti cosi belli e ricchi di sfumature che non avrei potuto fare con la mia ex, la Nikon D2x.
 
 
 5.     Martin pescatore, Alcedo atthis, Ottobre 2008,
Nikon D3, Afs Nikkor 300mm f/2,8G ED VR+TC-14EII, Iso 5600, 1/1000s, f/8, formato Dx.
 
Foto scattata da un osservatorio faunistico. Avevo notato il passaggio del Martino che frequentava questo posatoio. Anche se la distanza non era tale da riempirmi il quadro sono ricorso al TC-14EII e per di più ho croppato in Dx. Il Martino non è mancato all’ appuntamento ed ho eseguito una sequenza a raffica di 15 fotogrammi. Ingrandimento al limite ma il risultato e’ accettabile.
 
 
6.     Papavero, Maggio 2009, Nikon D3, Afs Nikkor 300mm f/2,8G ED VR, Iso 400, 1/800s, f/8, su treppiede con VR off.
 
Una foto ravvicinata con un bellissimo sfuocato e una altissima risoluzione e dettaglio sulla parte centrale del papavero. Non ho voluto esagerare con il contrasto ed ho impostato Standard come picture control.
 
 
7.     Piuma sull’ acqua, Agosto 2008,
Nikon D3, Afs Nikkor 300mm f/2,8G ED VR+TC-14EII, Iso 800, 1/60s, f/16, -1,00EV, + SB-800 in iTTL regolato a -1,00EV.
 
La foto è stata fatta quasi al livello dell’ acqua da un canotto in mezzo al lago alle 20:00 di sera, sottoesponendo apposta per annerire il più possibile l’acqua. Sono intervenuto sia per la staratura dell’ esposimetro per lo sfondo sia per la luce del flash con una regolazione di -1,0EV in ambedue i dispositivi. Ho sperimentato più scatti finche’ ho avuto il risultato voluto. Regolazione del picture control Monochrome in macchina.
 
 
Allo zoo
Certo che allo zoo non trovi gli animali come nella natura selvaggia, cioe’ liberi e super attivi. Pero’ hai la possibilita’ di vedere da vicino tante specie, studiare il loro attegiamento anche se in realta’ esso e’ condizionato dal fatto che sono in cattivita’. Per i fotografi e’ una buona occasione per esercitarsi faccendo ottimi ritratti ravicinati. Serve pazienza e tenacia.
 
 
8.     Lemure, Nikon D3, Afs Nikkor 300mm f/2,8G ED VR, Iso 200, 1/1000s, f/2,8.
 
Un ritratto di lemure che esalta gli occhi arancioni dell’ animale. Una foto quasi in bianco e nero. Il sensore della D3 restituisce delle sfumature mai viste per l’ epoca.
 
 
9.     Uccello segretario, Sagittarius serpentarius, Nikon D3, Afs Nikkor 300mm f/2,8G ED VR, Iso 400, 1/3200s, f/2,8.
 
Un momento caratteristico per questo particolare uccello con i ciuffi della testa tutti spiegati. Per eliminare il più possibile la rete della gabbia ho appoggiato la parte frontale dell’ obiettivo su di essa. Lo sfuocato non è pulito ma si presenta con una lieve trama diagonale che riproduce la matrice della rete.
 
 
10.   Kookaburra, Dacelo leachii, Nikon D3, AF Micro Nikkor 70-180mm f/4,5-5,6D ED @ 180mm, Iso 640, 1/100s, f/5,6.
 
I kookaburra sono ucceli che appartengono alla stessa famiglia a cui appartengono le varie specie di martin pescatore, per questo motivo tali uccelli vengono chiamati anche martin pescatori australiani. Questo esemplare stava vicino alla rete della gabbia e non si e’ mosso quando mi sono avvicinato. Ho appoggiato la parte frontale del mio obiettivo sulla rete. Regolando il diaframma a f/5,6 e con una zoomata a 180mm ho avuto questo primo piano con l’ uccelo staccato completamente dallo sfondo. Il sensore della D3 mi ha restituito un’ immagine di altissima qualita’, ricca di sfumature e un dettaglio con buonissima incisione che mi ha riconfermato per l’ enesima volta la qualita’ del mio Micro Nikkor 70-180mm.
 
 
Dettaglio, crop al 100%
 
 
11.   Scimpanzè, Pan troglodytes, Nikon D3, AFs Nikkor 300mm f/2,8G ED VR, Iso 400, 1/2500s, f/4.
 
 
Macro
 
 
12.   Vespa in rosso, Nikon D3, AF Micro Nikkor 105mm f/2,8G ED VR+TC-14EII @ 147mm, Iso 2500, 1/200s, f/16, -1,0EV.
 
Nella macrofotografia di insetti e’ importante operare da una certa distanza senza infastidire il soggetto. Qui ho montato sul micro 105mm/2,8G il moltiplicatore 1,4x per avere un ingrandimento maggiore senza avvicinarmi di piu’. La focale e’ diventata 147mm e la messa a fuoco automatica si e’ rivelata un po’ piu lenta. Impostando un diaframma chiuso a f/16 ho dovuto alzare gli iso al valore di 2500 per avere un tempo di scatto relativamente sicuro.
 

13.   Cavalletta, Nikon D3, AF Micro Nikkor 105mm f/2,8G ED VR, Iso 2500, 1/250s, f/20, -0,3EV.
 
 
 14.   Fiore di Parnassia palustris, Nikon D3, AF Micro Nikkor 105mm f/2,8G ED VR, Iso 500, 1/250s, f/22, +0,3EV.
 
Il fiore era illuminato dai raggi del sole e aveva lo sfondo completamente scuro. Ho regolato la misurazione della macchina in spot e dopo uno primo scatto ho corretto l’ esposizione di +0,3EV. Il micro 105mm/2,8G mi ha restituito un’ immagine con un bellissimo contrasto. Picture control regolato in Vivid
 
 
15.   Conchiglia in studio, Nikon D3, Ais Micro Nikkor 55mm f/2,8, Iso 200, 15s, f/32.
 
La conchiglia e’ stata fotografata con la tecnica di lightpainting in un piccolo studio improvisato a casa. Ho adoperato un cartoncino nero per lo sfondo, uno stecchino nero infilato nella conchiglia per tenerla in questa posizione e una piccola pila per disegnare con la luce. Tanti tentativi e tanta pacienza per poter avere immagini interessanti. Ovviamente la macchina era sistemata sul trepiede.
 
Street in b&w
Per fare fotografia di stada bisogna essere molto discretti e muoversi tra la gente senza dare nell’ occhio. La D3 essendo un’ ammiraglia e’ una macchina esattamente al contrario di tutto cio. E’ disegnata come un carro armato, e’ pesante, massicia ed e’ grande ma in compenso ha una risposta molto veloce, circa 0,12 sec. per l’avvio e 37 milesimi di sec. per il meccanismo di ritardo allo scatto e un mirino con circa 100% di copertura del fotogramma.
 

16.   Venezia, Nikon D3, Ais Nikkor 35mm f/1,4, Iso 800, 1/250s, f/11, -0,3EV .
 

17.   Venezia, Nikon D3, Ais Nikkor 35mm f/1,4, Iso 800, 1/40s, f/8.
 
 
18.   Atene, Nikon D3, AFs Nikkor 17-35mm f/2,8D ED @ 24mm, Iso 800, 1/200s, f/8.
 
Quel giorno me lo riccordero’ per sempre. Grandi proteste al centro di Atene con disordini dapertutto. Avevo documentato le proteste e stavo tornando verso casa. Fino a quel momento avevo fatto solo foto a colori. Appena ho visto questa macchina bruciata con il gruppo di polizioti ho cambiato subito l’impostazione del picture control a modalita’ Monocromatico ed ho puntato l’ obiettivo facendo un solo scatto, questo. La proggettazione del corpo macchina della D3 con i bottoni al posto giusto e con un’ interfaccia molto facile da imparare mi ha permesso di agire all’istante. E’ stata l’unica foto del giorno che ho fatto in b&w.
 
Ritratto
 

19.   Dimitri, Nikon D3, AF Nikkor 85mm f/1,4D E, Iso 800, 1/2000s, f/1,4, -0,7EV, luce naturale, WB manuale 5260 Kelvin.
 
Mi ricordo che per fare questa foto e avere gli occhi di Dimitri a fuoco ho fatto parecchi scatti col diaframma impostato a 1,4. Chi ha avuto questo obiettivo sa cosa intendo. La messa a fuoco diventa molto indecisa e non è rapida per poter fare un ritratto espressivo e cogliere l’attimo. Quando però ci riesci il bokeh che offre questa ottica è favoloso. Un' ottica che ho amato e odiato allo stesso tempo.
 
 
 20.   Elena, Nikon D3, AF Nikkor 85mm f/1,4D E, Iso 3200, 1/100s, f/4,5, -1,0EV, luce artificiale non controllata, WB auto.
 
Facendo una serie di foto a Elena ho insistito a scattare con questa precisa angolazione perche’ gli allineamenti  del suo viso erano perfetti. Il problema col 85mm/1,4 e’ stato come sempre la messa a fuoco agli occhi. Come se non bastasse questo, dovevo regolare la profondita’ di campo, cioe’  il diaframma, in modo che risultassero tutti e due a fuoco, sperando nel fratempo che la mia modella non si stancasse.
 

21.   Lisa e Cliò, Nikon D3, AF Nikkor 85mm f/1,4D, Iso 640, 1/60s, f/4, -1,0EV, 2xSB-800 in TTL + 1xSB-800 in manuale, WB flash.
 
 Ho fotografato le due amiche con un set di illuminazione composto da tre speedlights SB-800. Due flash laterali con difusori due ombrellini bianchi in TTL a -2,3EV e uno per illuminare lo sfondo regolato in manuale a 1/64 della sua potenza. Ho controllato i tre lampeggiatori tramite l’ unita’ SU-800.
 
 
22.   Michele, Nikon D3, AF Nikkor 85mm f/1,4D, Iso 640, 1/60s, f/2.5, -2,0EV per lo sfondo,
SB-800 in macchina (master) in TTL regolato a -2,3EV + 1xSB-800 remoto regolato in manuale a 1/16 della sua potenza controllato tramite il master.
 
 
 
 23.   Giovanna, Nikon D3, AFs Nikkor 28mm f/1,8G, Iso 1250, 1/60s, f/8, -1,0EV (per lo sfondo),
SB-800 in macchina (master) in TTL a -1,0EV + 2xSB-800 in TTL a remoto, regolati a -1,0EV e controllati tramite il master, WB auto.
 
 
Luce bassa e luce mista
 

24.   Alessio Vassili, Nikon D3, AFs DX Nikkor 12-24mm f/4G @ 24mm, Iso 800, 1/10s, f/4, luce di due candele, misurazione spot.
 
Uno dei primi ritratti con la mia D3. La novità dell’ epoca era il sensore full frame della macchina che garantiva qualità molto buone con sensibilità iso alta (fino a 6400 iso), basta pensare che il corrispondente della D2x era appena 800 iso. Per testare il sensore della macchina ho fatto questo ritratto a mio figlio utilizzando la luce soltanto di due candele (circa 24 lumen). Il risultato è eccezionale. Da notare che la candela più alta aveva il bordo alto e bianco che ha fatto da filtro ammorbidendo e distribuendo meglio il fascio di luce.
 

25.   Alessio Vassili, Nikon D3, AFs Nikkor 28mm f/1,8G, Iso 200, 1/4s, f/4,5, SB-800 in macchina con cupoletta di diffusione, slow sync, TTL a -2,3EV.
 
Un bel esempio di una foto a luce mista, situazione sempre critica per un sensore. Ho regolato il lampo in TTL con una sottoespozione di -2,3EV in modo che non fosse troppo forte. La macchina ha fatto un ottimo lavoro se pensate che il WB era semplicemente in automatico.
 
 
26.   Cagnolino, Nikon D3, AFs Nikkor 28mm f/1,8G, Iso 400, 1/160s, f/16, -0,7EV (per lo sfondo), 1xSB-800 in macchina con cavo SC-17 in TTL a -0,7EV, WB in manuale a 5260 Kelvin.
 
Un ritratto ambientato di un cagnolino simpatico. L’ angolo del 28mm e il diaframma stretto f/16 mi hanno fatto risaltare l’ambiente circostante, quasi una foto di paesaggio. Lampo con l’ SB-800 regolato in TTL tramite il cavo di prolunga SC-17 tenuto con la mano sinistra e regolato in maniera da non essere percepito. Infatti se non ci fosse il riflesso nell’ occhio del cane non sarebbe avvertibile l’ uso del lampeggiatore.
 
 
Sport
 

 27.   Torneo di Sciabola maschile a squadre  Coppa Acropolis, Atene Aprile 2014, finale Italia-Germania,
Nikon D3, AFs Micro Nikkor 105mm f/2,8G, Iso 3200, 1/1250s, f/4, -1,0EV, WB in auto.
 
Aldo Montano, vincitore della medaglia d'oro individuale ai Giochi olimpici di Atene nel 2004, fa una partita eccezionale quel giorno e recupera tantissimi punti. Una gara indimenticabile che finisce con la vittoria dei tedeschi con 45-44. Ho adoperato il 105mm/2,8G che con il suo veloce AF mi ha permesso di seguire gli atleti nelle loro esibizioni e acrobazie fulminee e la D3 lo guidava con elevata precisione e velocità.
 
 
Giornalismo e Cronaca
Lo zoom 17-35mm f/2,8 è un ottimo compagno per la D3 anche se il più moderno 14-24mm f/2,8 faceva scintille all’ epoca. Comunque il 17-35mm aveva un AF molto preciso e veloce senza indecisioni e mi ha restituito sempre foto di buona qualità. Il suo uso in situazioni che neccessitavano di essere dentro l’azione è stato per me molto determinante.
 

28.   Manifestazioni di protesta, Atene Dicembre 2008, Nikon D3, AFs Nikkor 17-35mm f/2,8D ED @ 35mm, Iso 800, 1/2500s, f/8.
 
 
29.   Manifestazioni di protesta, Atene Dicembre 2008, Nikon D3, AF Micro Nikkor 70-180mm f/4,5-5.6D ED @ 82mm, Iso 800, 1/3200s, f/8.
 
All’ epoca tanti si lamentavano perchè la Nikon non produceva un obiettivo zoom 70-200 f/4 per avere un ottica meno pesante e meglio gestibile del massiccio e pesante 70-200/2,8. Io mi tenevo stretto il Micro 70-180/4,5-5,6D che faceva egregiamente il suo lavoro anche se era già vecchiotto per allora (figuriamoci oggi). Certo che la sua messa a fuoco era lenta ma la D3 era una signora ammiraglia e ha fatto del suo meglio come nel caso qui sopra.
 
 
30.   Manifestazioni di protesta, Atene Dicembre 2008, Nikon D3, AF Micro Nikkor 70-180mm f/4,5-5.6D ED @ 180mm, Iso 800, 1/1250s, f/8.
 
 
 
31.   Consegna della fiamma Olimpica al Brasile, Atene Aprile 2016,
Nikon D3, AFs Micro Nikkor 70-180mm f/4,5-5.6D ED @ 70mm, Iso 400, 1/1250s, f/8.
 
Gli euzoni, le guardie presidenziali greche, entrano nello stadio olimpico di Atene per far parte alle cerimonie della consegna della fiamma olimpica alla rappresentazione brasiliana. Questo stadio e’ tutto in marmo ed e’ stato costruito per ospitare le prime Olimpiadi moderne nel 1896.
 

32.   Consegna della fiamma Olimpica al Brasile, Atene Aprile 2016,
Nikon D3, AFs Nikkor 300mm f/2.8G ED VR, Iso 400, 1/800s, f/8, -1,0EV, VR on.
 
Uso del 300mm a mano libera. Il VR ha fatto un ottimo lavoro, notare la fiamma della fiaccola com'è ben descritta. Ho impostato 400 iso in modo da avere in corrispondenza un tempo di otturazione veloce. WB in auto.
 
Paesaggio
 
 
33.   Biotopo di Strofilia’ nel Peloponneso, Nikon D3, AFs Nikkor 17-35mm f/2.8D ED @ 30mm, Iso 200, 1/800s, f/7, -0,3EV.
 
 
34.   Lago di Stymfalia nel Peloponneso, Nikon D3, AFs Nikkor 17-35mm f/2.8D ED @ 35mm, Iso 2000, 1/200s, f/16, -0,7EV.
 
 
35.   Lago di Stymfalia nel Peloponneso, Nikon D3, AFs Nikkor 17-35mm f/2.8D ED @ 28mm, Iso 1000, 1/320s, f/22.
 
Foto dall’ interno del lago di Stymfalia fatta dal mio canotto canadese. La luce quel pommeriggio mi ha premiato con questa scena quasi surreale. La disposizione momentanea delle nuvole ha creato questa  ombra pesante alle montagne circostanti. Nel canotto oltre il 300mm, che era montato sulla macchina, avevo anche il 17-35mm. Ho cambiato ottica e ho fatto una decina di scatti.
 

36.   Venezia, Nikon D3, AIs Nikkor 35mm f/1.4, Iso 200, 1/2000s, f/4, -1,0EV.
 
Paesaggio urbano a Venezia. Il leggero riflesso sul vetro a destra dell’ immagine da un senso di una seconda dimensione. La visione del 35mm nella foto di paesaggio mi piace moltissimo
Secondo Grok, Nikonland.it è il sito italiano che ha online più prove e test di obiettivi Viltrox.
Viltrox AF 50mm f/2 Air : forse il 50mm Nikon non ha più mercato ...
Viltrox E-Z : adattatore per obiettivi Sony su Nikon Z. Non avete più alibi !
Viltrox AF 40mm f/2,5 Air : al posto di...
Viltrox AF 35mm f/1,7 Z: normale in DX
Viltrox AF 56mm f/1,7 Z: ritratto, paesaggio, close-up in DX
Viltrox AF 27mm f/1.2 PRO per Nikon Z
Viltrox AF 16mm f/1,8 Z : una prima per Nikon
Viltrox AF 75mm f/1.2 PRO per Nikon Z (su Nikon Z8)
Firmware upgrade del Viltrox 16mm f/1,8 Z
Viltrox AF 16mm f/1.8 per Nikon Z : anteprima di Nikonland
Viltrox AF 20mm f/2,8 oppure Nikkor Z 20mm f/1,8.... quando, quando, quando
Viltrox AF 20mm f/2,8 Z : cinese, FF, autofocus, Z mount
Viltrox AF 23mm f/1.4 : anteprima e test
Viltrox AF 13mm f/1,4 Z: carpe diem...
Viltrox AF 56mm f/1.4 per Nikon Z : vecchia scuola ! (articolo NSFW)
Viltrox AF 13mm f/1.4 per Nikon Z : anteprima
Viltrox AF 33/1,4 su Nikon Z fc : unboxing e test
Viltrox 20mm f/1.8 Asph per Nikon Z
Il primo provato nel 2020, era il primissimo Viltrox in assoluto, ancora manual focus, quando qui da noi non si sapeva nemmeno chi fosse Viltrox.
Oggi Viltrox ha un catalogo di obiettivi (ed altro) enorme e si espande con grandi ambizioni, avendo in commercio o in preparazione, anche obiettivi meccanici pensati per il cinema del costo di decine di migliaia di dollari.

Ma in questo articolo non proponiamo l'ennesimo test, per il momento abbiamo finito, no, vorremmo mettere in relazione Nikonland con Viltrox.
Chiarendo subito che non c'è alcuna relazione tra Nikonland e Viltrox.
Loro non ci conoscono, noi non conosciamo loro.
Conosciamo solo i loro prodotti perché ce li siamo comprati.
Oltre agli obiettivi provati, anche batterie v-mount e l'adattatore E-Z per montare obiettivi Sony su corpi Nikon Z.
Li abbiamo comprati all'inizio per curiosità, poi con il progredire della loro tecnologia, per utilizzarli.
Oggi saremmo in grado di fare servizi fotografici da rivista patinata usando una coppia di Viltrox al posto dei Nikkor Z, senza che nessuno possa trovarci differenza.
Tale è il valore dei Viltrox AF 27/1.2 e 75/1.2 serie PRO.
 

questa immagine di Rudolf è stata ripresa in gennaio con la Nikon Z50 II e il Viltrox AF 75/1.2 PRO in luce naturale e con l'obiettivo tutto aperto. Non c'era sole, anzi, era scuro.
Intanto Viltrox ha presentato anche i primi obiettivi della serie superiore, i LAB, con i primi due esemplari piuttosto ambiziosi, di focale 135mm e 35/1.2.
Viltrox produce obiettivi indifferentemente per Sony, per Nikon, per Fujifilm.
Sono identici tra loro, cambiano l'attacco, i contatti, il firmware.
Le prestazioni sono identiche.
Ovviamente i modelli full-frame sono disponibili solo per Sony e per Nikon.
Ma tornando alla relazione tra noi e loro, che non c'è, c'è da spiegare il motivo della nostra attenzione per il marchio.
Negli ultimi tempi delle reflex, abbiamo riservato la stessa attenzione a Sigma che all'epoca proponeva invariantemente i migliori obiettivi per attacco Nikon F.
I Sigma Art e alcuni Sport hanno rappresentato quasi l'unico sfogo per macchine di qualità elevata come la Nikon D850.
Nikon all'epoca era distratta o forse già lavorava al progetto Z. Tant'è che solo pochissimi degli ultimi obiettivi Nikon F si possono considerare di riferimento (105/1.4, 28/1.4E, 70-200/2.8 FL sono i primi che ci vengono in mente e pochi altri).
Ma Sigma, società giapponese, lavorava con l'accordo di Nikon (poi vicende legali hanno incrinato i loro rapporti) e noi avevamo grande fiducia in Sigma.
Oggi Sigma praticamente non produce più nulla per Nikon.
Viltrox la sta in qualche modo sostituendo ? Si, almeno per una certa proposta di fascia media e bassa, a prezzi molto competitivi - impensabili sia per Nikon che per Sigma (!) - e prestazioni di livello coerente.
Per questo il nostro interesse che nasce particolarmente dalla sostanziale assenza di proposte estese ed adeguate in formato DX da Nikon per le sue macchine a formato ridotto.
Con eccezioni per quanto riguarda il buon 20/2.8 ma soprattutto il 16mm f/1.8, soluzioni full-frame che non hanno eguali. La prima piccolissima ed economicissima rispetto alla - qualitativamente molto superiore - proposta Nikon.
Mentre la seconda non è semplicemente replicabile in attacco Z. E' una prima assoluta.
Non abbiamo ancora provato i LAB. E molto probabilmente non li proveremo.
Perché ?
Perché ... le ragioni stanno tutte intorno agli obiettivi, non dentro.
Chi è Viltrox ?
E' un marchio di una società cinese di Shenzen. Non importa il suo nome, non vi direbbe nulla. Non è Foxconn. Non è nemmeno una società di quelle dimensioni.
Si tratta di una azienda di medio-piccole dimensioni che è nata per lavorazioni ottiche e meccaniche conto terzi.
Probabilmente ha fatto shopping in Giappone acquisendo macchinari di lavorazione del vetro ottico (mole, stampi, sistemi di fusione) e forse anche di personale liberato dai grandi produttori (Nikon inclusa).
Si sa che ha tre linee di produzione.
Produce obiettivi autofocus, obiettivi meccanici, monitor per fotocamere, batterie, accessori, adattatori.
Li progetta in proprio (?), li produce e li commercializza con il marchio Viltrox.
Non opera con nessuna licenza ufficiale. Anzi, ricava ogni sua cognizione dallo studio sistematico del comportamento dei dispositivi dei vari marchi (fotocamere e obiettivi di Nikon, Sony, Fujifilm) in laboratorio a "cuore aperto" (il cosiddetto reverse engineering : un processo a "forza bruta" in cui si misurano i risultati di alcune azioni per ricavarne il linguaggio con cui dialogano i dispositivi o i programmi progettati da altri con cui non si è in relazione).
Non ha una sua rete commerciale né di assistenza. Vende direttamente online o si appoggia ad altri venditori cinesi. Ci sono importatori territoriali che - per quanto ne sappiamo - si occupano solo di commercializzare i prodotti all'interno di un dato mercato.

il recente Viltrox AF 35mm f/1.2 LAB, per ora disponibile solo per Sony ma che tra qualche mese sarà portato anche su Nikon Z.
Costa 1099 euro, circa un terzo del corrispondente Nikkor Z 35mm f/1.2 in commercio dallo scorso marzo.
Questo procedimento, senza licenza, senza connessione con Nikon (o Sony), ovviamente espone i prodotti a funzionamenti parziali in caso di modifiche da parte dei produttori delle fotocamere sul piano software ma anche, in futuro, in hardware.
Possono portare a malfunzionamenti o anche a blocchi. Abbiamo riscontrato noi stessi questi fenomeni, finora per fortuna superati da aggiornamenti firmware da parte di Viltrox.
Che sono ad onor del vero molto frequenti e tempestivi. Cosa che non possiamo dire di ogni altro produttore.
Ricordiamo all'inizio dell'avventura Nikon Z l'inerzia di Tamron - che pure è giapponese e legata a Nikon - nel garantire il funzionamento di alcuni obiettivi per Nikon F su Nikon Z.
No, Viltrox è molto sollecita. Forse troppo, vista la quantità di aggiornamenti continui messi a disposizione quasi settimanalmente.
Il problema sta qui.
Parliamo di un produttore oscuro, di cui Viltrox è solo la facciata, che opera in un Paese che è competitivo per questioni legate alla sua dinamica salariale e sociale interna, che sostanzialmente se ne infischia della proprietà intellettuale altrui e che si comporta commercialmente in modo aggressivo facendo dumping nei mercati esteri con prezzi aggressivi, marketing sfacciato, presenza sui social estremamente pervasiva.
Il caso del lancio dei due ultimi LAB (ma non solo) è eclatante. Ancora doveva essere annunciato il 35/1.2 che letteralmente decine se non centinaia di "influencer" o sedicenti tali ne relazionavano con enfasi degna di vittorie della Coppa del Mondo di Calcio su Youtube.
Obiettivi invariabilmente regalati, inviati a domicilio a spese del produttore.
Marketing.
Che corrisponde a realtà, certo, ma a fronte di un ritocco di prezzo importante. Perché se la gamma degli Air è perfettamente intonata al prodotto cinese (sotto ai 200 euro) e la gamma PRO sta praticamente appena sotto ai 500 euro (contando gli sconti a cui noi li abbiamo acquistati), i LAB a 1000 o 1100 euro, entrano nella fascia di prezzo tipica di Sigma.
Che è giapponese, che opera in trasparenza, in un Paese occidentalizzato in tema di diritti dei lavoratori e del costo di manodopera e semilavorati. Che rispetta i brevetti altrui, che paga le tasse, esporta alla luce del sole ed ha una rete di assistenza nazionale e una garanzia che ha valore pratico.

Il Nikkor Z 135mm f/1.8 Plena. Uno dei migliori Nikkor di sempre. Un obiettivo cinematografico prestato alla fotografia.
 
Compreremmo per i nostri usi un Viltrox 35mm f/1.2 LAB ? No, perché non è una focale che utilizziamo frequentemente, perché abbiamo già il Nikkor Z 35/1.4 che è più che sufficiente, persino troppo, è Nikon ed costato meno della metà, un 35/2 Air ci basterebbe.
Perché se fossimo fanatici della focale 35mm, penseremmo prima a  provare il Nikkor Z che sembra eccezionale (e che probabilmente proveremo la prossima settimana).
E se costasse 469 euro come è costato il Viltrox 75/1.2 ? Forse si ma per puro sfizio, non per necessità.

Al posto del Nikkor Z 135mm f/1.8 S Plena penseremmo al Viltrox 135/1.8 LAB ?
Mai su questa terra.
Nulla è paragonabile al Plena.
Sebbene gli influencer più spregiudicati dicano che il Viltrox da il 90% del Plena a meno della metà del prezzo.
Perché è per quel 10% (e per tutti i vantaggi che un Nikon da su un Viltrox quando i prezzi cominciano ad essere paragonabili) che il Plena vale la pena.
Ecco, stanno in fondo qui le cose.
Raccomandiamo a tutti i fotografi che non abbiano esigenze di fascia altissima di comperare ogni Viltrox Air, perché a quel prezzo non c'è nulla di altrettanto valido (se esiste).
E perché a quel prezzo, se si rompe o si inceppa, non importa. Un hobbista troverà una soluzione per il suo problema, senza inconvenienti. Al limite buttando via l'obiettivo.
Raccomandiamo i Viltrox PRO ? Ad alcuni, a quelli che cercano prestazioni TOP in un corpo DX come la Nikon Z50 II.
Il Viltrox 75/1.2 è un eccellente obiettivo sulla Z50 II. E il tutto costa la metà di un Nikkor Z 85/1.2 S che, per il solo fatto di avere la Z50 II per quel fotografo non sarebbe appropriato.
Ma lo é anche il 16/1.8 specie perché non ha alternative sul mercato.
Ma un Viltrox LAB ?
Dovrebbero pensarci i fotografi di fascia alta e i professionisti.
Ma i fotografi di fascia alta - se non sono collezionisti - pensino a comprarsi il Nikkor Z che gli serve, non è certo una questione di risparmio a frenarli.
E i professionisti, si lascino soddisfare da Nikon. Anche se costa di più.

Per un professionista conta fare la foto e venderla, perché non c'è mai una seconda occasione di fare una foto per cui si viene pagati che non si è potuta fare perché l'obiettivo si è bloccato o rotto sul più bello o perché non va più perché il firmware non è aggiornato.
E non sai chi chiamare per fartelo mettere a posto.
Continueremo ad occuparci di Viltrox in futuro ?
Ma certo, finché farà proposte sensate ed allineate alla sua statura ma soprattutto volte a soddisfare concreti bisogni dei fotografi. Al prezzo giusto, perché la presenza di 7 lenti pregiate nel Viltrox 50/2 Air fa capire che il prezzo di questi obiettivi non è la somma dei costi delle parti che li compongono.
Ma una cifra che ha più a che fare con il mercato di sbocco. Quello dei gonzi occidentali. Dovessero venderli sul mercato interno, no, i LAB non li avrebbero nemmeno pensati. Marketing, non fotografia.
La confezione bianca comune a tutti questi obiettivi Viltrox.

il logo AIR lo caratterizza per la leggerezza (solo 200 grammi)

pur con un progetto ottico moderno, più avanzato di quello dei Viltrox di prima generazione.

qui ci sono lenti asferiche, ED e ad alto indice di rifrazione.
L'MTF sintetico pubblicato è egregio per un obiettivo che costa sul sito Pergear

(salvo sconti periodici ...)

é costruito in plastica con elementi in alluminio indurito e cromato su tutte le superfici.
Ha la presa USB-C per gli aggiornamenti (frequenti) del firmware
 

la dotazione è completa. Non manca il paraluce che invece nei Nikkor Z più economici è opzionale (per non parlare della baionetta che generalmente è in plastica).

qui lo vedete con l'anello adattatore Viltrox E-Z che lo rende "quasi" nativo Z

il passo filtro è da 58mm. Sul frontale sono riportate le caratteristiche salienti in bianco. Notare la dicitura Full Frame (ci sono molti altri Ais che sono APS-C)

paraluce a tronco di cono, tapop da 58mm

esteticamente ricorda molto i Nikon 40/2 e 28/2.8 versione standard

montato sulla Z8 è anche troppo compatto

sta meglio su Zf e sulla Z50 II

ma si apprezza in ogni caso la sua compattezza e leggerezza.
Non sarà mai un peso metterlo in borsa.

in questa batteria lo vede in mezzo, tra il Nikkor Z 50/1.4 e il Nikkor Z 40/2 con cui pensiamo possa essere paragonato.
Ma anche con il Nikkor Z 50/1.8 S se vogliamo che ha dimensioni del tutto analoghe a quelle del 50/1.4.

62, 58 e 52 mm di passo filtri. Evviva !
Come va ?
Lo abbiamo provato con la Z8 e con la Zf. Senza alcun inconveniente (dimentichiamoci che è la versione Sony, davvero con l'anello adattatore Viltrox E-Z è come se fosse la versione Z).
L'autofocus è efficiente anche se non velocissimo. Preciso per lo più, sia in video che in foto.
La nitidezza è molto buona ad f/2.
La vignettatura è appena accennata.
Come le aberrazioni cromatiche assiali.
Le qualità ottiche vengono automaticamente addomesticate dai parametri passati in Exif su Lightroom.
Potremmo azzardare che la vignettatura non sia trascurabile, e pure la distorsione. Ma all'atto pratico sviluppando i NEF con Lightroom non ce n'è evidenza.
Chiudendo ad F/4 le prestazioni diventano massime. Potremmo dire che sia l'apertura migliore.
Ma già ad f/2 l'obiettivo è ineccepibile con le fotocamere moderne, sia da 45 che da 24 megapixel.
Potremmo credere che solo in laboratorio si noterebbero le migliori caratteristiche del noto Nikkor Z 50/1.8 S, il "perfettino".
Sfuocato non indimenticabile e tenuta al controluce e al flare migliorabile.
Questo è il responso complessivo che, avendo a mente i 179 del suo prezzo diventa del tutto eclatante, visto che lo stiamo paragonando ad un Nikkor Z che costa di listino 5 volte.
Cartoline da una passeggiata per il Lungo Lago di Como in una domenica di maggio 2025.






 
sono foto del tutto UNEDITED, come proposte da Lightroom con il profilo standard Nikon.
 




e servono a mostrare come si comporta l'obiettivo, non se il fotografo è bravo.



nell'ultima c'è un pò di correzione della distorsione


nessun incremento di nitidezza, è al naturale




 

Tizia che fa jogging in arrivo !
Tutte a fuoco (1/8000'', f/4)

questa è l'ultima, su Zf.
Sfuocati ad f/2



 
Ritratto ?


  
tutte ad f/2.
Risultato eclatante, doppiato anche nel video dove il fuoco è fluido, continuo, affidabile.
Conclusioni
 
Pro:
costruzione in linea con gli standard dei Viltrox AIR che sono un compromesso tra prezzo e prestazioni ma comunque ineccepibile nella sua "leggerezza" purtuttavia per i cinesi evidentemente i vetri speciali costano un tanto al chilo e non c'è il ricarico che ci mette Nikon.
Il 50/1.4 Nikon non ha tutte queste lenti speciali ma costa molto di più. prestazioni ottiche di ottimo livello, ad f/2 va già molto bene, ad f/4 va anche meglio
i difetti ottici sono ben corretti via software, resta solo una certa distorsione che però si elimina automaticamente in sviluppo autofocus efficiente sia in foto che in video, non eccezionale ma non abbiamo avuto fuori fuoco evidenti in migliaia di scatti con Z8 e Zf, anche di soggetti in rapido movimento o in azione dotazione completo. Nei Nikon di questa fascia - che poi costano di più - in generale il paraluce è da pagare a parte (salato) leggero, compatto, economico, pronto ad ogni tipo di foto, un obiettivo per uscire tutti i giorni Contro:
non è un obiettivo da laboratorio o da riproduzione ma chi lo pretenderebbe a questo prezzo ? lo sfuocato non è sempre straordinario, spesso è nervoso ma dipende da quello che c'è dietro al soggetto. Non è un obiettivo che ama il fogliame non impenetrabile dal ghosting e dai flare in controluce, meglio evitare ci sono forse troppe opzioni per 50mm full-frame, forse anche i cinesi dovrebbero cominciare a pensare a focali differenti non comunemente disponibili su tutti gli attacchi resta sempre l'alea, da tenere in considerazione, del marchio che non ha una rete di assistenza e della troppa variabilità delle prestazioni soggetti agli aggiornamenti firmware continui (Viltrox non opera su licenza Sony o Nikon, ovviamente)  
GIUDIZIO FINALE :
riteniamo l'obiettivo RACCOMANDATO come praticamente tutti i Viltrox di seconda generazione che abbiamo provato.
A questo prezzo, se proprio uno non ha nella focale 50mm il  suo feticcio assoluto, non vediamo proprio motivo per rivolgersi a Nikon.
Che offre ben 4 opzioni diverse, dal piccolo macro fino all'enorme ed inarrivabile 50/1.2 S.
Ci sarebbe anche il 40mm, il vero antagonista di questo 50/2 Air per prezzo e dimensioni.
Ma sono proprio due focali che non sono confrontabili.
E ad essere sinceri, il 40 Nikon non è una perla sul piano prestazionale, specie quando tutto aperto. Quasi fosse un obiettivo f/2.8 per cui il marketing ha preteso diventasse più luminoso di uno stop.
Questo no, è un vero f/2 che va bene ad f/2 e ancora meglio se chiuso di uno o di due stop. Come è giusto che sia.
 


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